Per molti versi è un atto di sincerità. Ciò nonostante lascia davvero esterrefatti l’invito indirizzato dal presidente Giannelli ai suoi presidenti regionali e provinciali, pregandoli di attivarsi con tutti i loro iscritti “affinché siano consapevolmente informati” dei “grossi risultati” frutto dell’impegno “continuo e serio” dell’ANP, che in cinque anni avrebbe fatto passare – silenti tutte le altre sigle – il FUN da circa 22.000 euro a circa 36.000 euro pro capite medi e così “ponendo le basi per una prima effettiva perequazione interna all’area dirigenziale (sic!)”. Accusa, perfino, DIRIGENTISCUOLA di non aver menzionato nella petizione, “come prevedibile, i grossi risultati dell’ANP”. Quali?
E, di conseguenza, pregandoli di non far sottoscrivere la petizione promossa da DIRIGENTISCUOLA per riscattare la categoria dal persistente status di figlia di un dio minore.
In realtà il frutto di questa eroica impresa, di cui si rivendica – con una buona dose di faccia tosta – l’esclusività, è stato quello di evitare che i colleghi dovessero restituire – e più di qualcuno comunque le ha restituite – retribuzioni già percepite per prestazioni rese, in seguito alle progressive immissioni in ruolo di dirigenti scolastici vincitori di concorso a fronte del fondo unico nazionale non rifinanziato con le corrispondenti risorse.
Ma la perequazione retributiva – anzi “una prima effettiva perequazione interna all’area dirigenziale” perché, pur dopo vent’anni e più dal contratto d’ingresso nella dirigenza dei già presidi e direttori didattici, l’ANP non riesce proprio ad andare oltre – è tutt’altra cosa. Basta accedere all’ultima rilevazione sul sito dell’ARAN (https://www.aranagenzia.it/statistiche-e-pubblicazioni/rapporti-sulle-retribuzioni.html ) per verificare che i dirigenti scolastici rispetto ai dirigenti amministrativi e tecnici di pari seconda fascia del medesimo datore di lavoro percepiscono in meno 8.000 euro annui medi sulla retribuzione di posizione variabile e ben 25.000 euro annui medi in meno sulla retribuzione di risultato
Di fronte a questa intollerabile venticinquennale stortura il presidente dell’ANP non ha ritenuto di profondere un pari “impegno continuo e serio” nei confronti dei precedenti governi di salute pubblica che nulla hanno previsto negli esercizi finanziari 2019, 2020, 2021 (per il corrispondente CCNL 2016-2018, abbondantemente scaduto e per il quale manca ancora l’atto d’indirizzo al fine del suo formale rinnovo), così come nulla ha previsto il Governo politico in carica nella legge di bilancio per il 2023.
La ragione è semplice, e a suo modo ampiamente giustificata, poiché l’ANP da anni – 2013 per la precisione – pur conservandone l’acronimo non è più il sindacato dei presidi ma di tutti i dirigenti pubblici delle quattro aree dirigenziali, più l’extra area della Presidenza del Consiglio (e, del resto, il suo presidente è un dirigente tecnico appartenente alla diversa area contrattuale delle Funzioni centrali), in aggiunta alle autonominatesi alte professionalità (docenti e direttori dei servizi generali e amministrativi), con i dirigenti scolastici costituenti una sua mera, e lucrosa, appendice.
Un merito, magari inconscio, è giusto riconoscerlo al presidente Giannelli: di aver fatto cadere la maschera e – si spera – di aver fatto aprire gli occhi ai tanti finora fidenti dirigenti scolastici convinti che l’ANP sia ancora “Associazione Nazionale Presidi” con un presidente non preside appartenente ad altra AREA contrattuale.
Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi: pensava, evidentemente, che la lettera riservata ai suoi presidenti regionali e provinciali, finalizzata a boicottare la petizione di DIRIGENTISCUOLA, rimanesse riservata e che i destinatari si limitassero a contattare i soci e dare loro l’ordine di scuderia. I destinatari, invece, l’hanno pubblicata, senza filtri, nelle chat e la categoria si è giustamente indignata e ha reagito… non solo a parole!
