RAPPRESENTATIVITÀ e PREROGATIVE SINDACALI: LE ANOMALIE DEL SISTEMA

RAPPRESENTATIVITÀ e PREROGATIVE SINDACALI: LE ANOMALIE DEL SISTEMA

La rana che inconsapevolmente nuota nell’acqua bollente, si ritrova ora a gracidare veementemente per poter acquisire ciò che si era guadagnato da circa due anni.

La rappresentatività di un sindacato è la conta dei suoi iscritti, i quali se superano la soglia del 5% del totale degli iscritti a tutti i sindacati della medesima categoria, determinano la possibilità che si possa sedere al tavolo nazionale per discutere i termini del Contratto Collettivo Nazionale di categoria. Semplice, ma anomalo! Il 5% andrebbe calcolato sull’organico e non sulle deleghe che consente a chi ha due o tre deleghe di “votare” più volte: La delega, infatti, è come il voto. Con la differenza che uno può votare per un solo partito.

Il Comitato paritetico conta gli iscritti di ogni sindacato ed ogni tre anni determina la rappresentatività, o meno, di ogni singolo sindacato. Semplice.

Cosa c’è di complicato? C’è che se oggi ci contiamo e i sindacati A, B, C, e D sono rappresentativi, lo saranno per i prossimi tre anni… in un paese normale. Perché nel nostro Bel Paese, A, B, C e D saranno rappresentativi anche al quarto e quinto anno anche se tra tre anni C e D avranno perso la rappresentatività. Complicato?!

Fin tanto che l’Aran non effettua la conta e fin tanto che i dati non vengano pubblicati, e ancora, fin tanto che non si sottoscrive il CCNQ  vigono le prerogative preesistenti. Ma inesistenti!

E facciamo anche l’esempio concreto, non trascurando altre cosette meravigliose che pure capitano nel nostro magnifico Paese: l’ultima conta doveva avvenire a dicembre del 2020 ma la pressione di alcuni sindacati che erano palesemente in discesa di iscritti è stata tale, complice la pandemia, da rinviare il conteggio di un anno ossia a dicembre 2021.

A quel punto il dado sarebbe stato tratto ma il dato ufficiale, normalmente pubblicato dopo 5-6 mesi dalla rilevazione, questa volta è stato pubblicato  dopo 12,  a dicembre 2022, ritardando, di conseguenza di altri sei mesi il CCNQ!

Già, perché all’Aran sembra abbiano ancora il pallottoliere, per conteggiare le deleghe servono 12 mesi!  Con i sistemi informatici moderni, basterebbe solo pochi minuti!

Or dunque a gennaio 2023 il dato certo ci dice che la DIRIGENTISCUOLA incrementa la propria rappresentatività, nelle ultime due rilevazioni, del 120%, caso unico nella storia del sindacalismo italiano, superando la UIL, e che lo SNALS perde la propria rappresentatività. Semplice? E no!

Il dato concreto ci dice invece che da dicembre 2021, se non da dicembre 2020, queste sigle sindacali hanno mantenuto le loro prerogative e continueranno a mantenerle fin tanto che non sarà sottoscritto il nuovo CCNQ. Ad oggi l’ARAN non ha ancora convocato le parti. Dalla convocazione poi decorreranno mesi per decidere la spartizione. Quindi per oltre due anni le OO.SS. continueranno a godere delle prerogative inerenti la precedente rappresentatività. E tutto questo è normale!

Rebus sic stantibus, la DIRIGENTISCUOLA, che denuncia sistematicamente queste anomalie e vigila costantemente su questa ed altre questioni a difesa della dirigenza scolastica, ha inviato al Presidente dell’ARAN  la richiesta di convocazione delle parti per l’avvio delle trattative per il rinnovo del CCNQ.

“La cosa più preoccupante – chiosa il Presidente Fratta – è che queste vistose anomalie e illegittimità sono così consolidate da essere ritenute normali. E’ normale che il CCNL 2019-2021 sarà sottoscritto, a Dio piacendo, alla fine del 2023. E’ normale che le OO.SS. continuino a godere per oltre due anni di pregresse non spettanti. Ma è GRAVEMENTE normale che nessuno protesta nonostante i conseguenti danni alla categoria e in termini economici che normativi. E’ normale che le OO.SS. rappresentative non disdicano  o non abbiano disdetto prima della scadenza  il CCNL  2016/2018 costringendo l’ARAN ad avviare le trattative per il rinnovo del CCNL 2019/2021″ . 

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