Report Tavolo Nazionale Permanente 6 novembre

Report Tavolo Nazionale Permanente 6 novembre

Giorno 6 novembre, si è svolto alle ore 11:00 e sempre in modalità telematica l’incontro programmato dal Dipartimento per le risorse umane e finanziarie. Presenti al Tavolo coordinato dalla Dott.ssa Giovanna Boda, con i rappresentanti delle OO.SS. convenute, il dott. Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico, il Dott. Sergio Iavicoli, Direttore INAIL e la dott.ssa Pedozzo in rappresentanza del Ministero della Salute.

Con questo secondo incontro il Ministero dell’Istruzione ha avviato il percorso di audizioni e di confronto sui temi “caldi” della sicurezza a scuola. In vista della riunione DIRIGENTISCUOLA aveva inviato il proprio contributo con un documento di sintesi che evidenziava sia le macro-tematiche di settore, sia gli snodi critici da affrontare,  con l’intento di attivare le sinergie necessarie alla prosecuzione in sicurezza delle attività didattiche in presenza nel mutato scenario della “risalita” esponenziale della curva dei contagi, che in molte regioni italiane registra in misura sempre più estesa la sostituzione della DDI a distanza in luogo della didattica in presenza. Per problematiche, a dire il vero, che in base ai dati oggi diffusi dal Ministero, sembrano più appartenere a settori e servizi “collegati” alla scuola che non alla scuola stessa.

                La triangolazione tra Scuola, Sanità e Comuni nella gestione delle emergenze sanitarie, al pari del necessario aggiornamento dei protocolli di sicurezza, con un equilibrato adattamento delle misure di prevenzione e di protezione alle esigenze pedagogiche, psicologiche ed educative dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze che continuano in maggiore percentuale a frequentare la scuola in presenza, sono state al centro delle argomentazioni affrontate da DIRIGENTISCUOLA.

                Il contributo è stato preceduto dall’auspicio di intraprendere dei confronti dal taglio fortemente operativo, capaci di incidere nella risoluzione delle criticità aperte dal rapido e continuo mutare dello scenario epidemiologico, con un’azione propulsiva di “catalizzare” la parallela attivazione dei tavoli permanenti regionali, senza i quali non sarà possibile promuovere la necessaria curvatura dei processi alle specifiche esigenze dei singoli contesti regionali.

                In materia di prevenzione ci siamo soffermati sull’urgenza di promuoverne azioni efficaci a tutela delle scuole, oggi ancora in sensibile ritardo, particolarmente per quanto attiene lo screening delle studentesse e degli studenti e dello stesso personale scolastico. I test sierologici si sono rilevati al vaglio dell’esperienza strumenti inadeguati per l’incertezza percentualmente associata all’esito del test, sia nei casi di negatività sia di positività. Nessun tipo di azione è stata invece intrapresa nei confronti delle studentesse e degli studenti che, peraltro, non sempre entrano a scuola dopo aver controllato la temperatura prima di lasciare la propria abitazione. La scuola oggi ha bisogno, soprattutto nei contesti locali dove sono già “mappati” i primi focolai in ambito familiare e scolastico, di tamponi che in tempi brevi possano fornire esiti affidabili, sia per il personale scolastico, sia per la popolazione studentesca e, soprattutto, di nuove procedure che “alzino” il livello della prevenzione, in uno scenario decisamente più critico di quello che ha connotato la ripartenza a settembre. La celerità nella “tracciatura dei contatti” e la conseguente tempestiva programmazione e attuazione di tamponi rapidi, secondo il noto ordine di priorità del Rapporto ISS Covid-19 n. 58/2020, sono a nostro avviso l’aspetto strategico da migliorare nel dialogo tra Dipartimenti di Prevenzione, Istituzioni Scolastiche e Comuni, terzi attori da inserire necessariamente in scena.

                Tuttavia, all’efficentamento di questo primo “step” procedurale, deve oggi affiancarsi la tempestiva adozione di più stringenti e tempestive misure di isolamento e quarantena, da prevedere contestualmente alla programmazione del tampone per il sospetto caso Covid-19 (e non del suo esito positivo) per i contatti stretti conviventi e per i contatti stretti in ambito scolastico (quantomeno gli alunni della stessa classe e i docenti, questi ultimi eventualmente a seguito di triage telefonico). Misure urgenti da tracciare – una volta per tutte – nei rapporti/protocolli nazionali, per evitare il sovraccarico “burocratico” che è spesso causa di disfunzionali e pericolosissimi “ritardi” nell’emanazione – da parte dei DDP ASL – dei provvedimenti di isolamento e quarantena che sono essenziali al contenimento dei piccoli potenziali focolai in ambito scolastico e familiare, la cui corretta gestione fa la differenza nel depotenziamento del rischio di propagazione dei contagi. Una delle maggiori criticità oggi osservata in più contesti, nota anche ai Ministeri dell’Istruzione e della Salute, è la “lunghezza” dei tempi che portano a comunicare alle scuole gli esiti dei tamponi effettuati dopo il contact-tracing di un sospetto caso Covid-19, pari in media a 7 giorni. Periodo nel quale di norma – e fatto salvo un diverso “scrupolo” lasciato alla libera iniziativa personale – i contatti stretti, anche conviventi, non sono sottoposti a misure restrittive cautelari a scopo preventivo.

                L’attuale fase emergenziale richiede un “ribaltamento” del sinallagma della prevenzione, mediante l’adozione di più stringenti misure di lockdown familiare e scolastico (classe o plesso) da adottare con immediatezza, in tutti i casi in cui si segnali un “sospetto” caso Covid-19, nei confronti di tutti i contatti stretti, anche conviventi. Solo con queste misure, associate alla realizzazione di tamponi rapidi, si può infatti impedire che coloro che sono stati a stretto contatto con il sospetto caso Covid-19, poi risultato positivo, possano a loro volta veicolare – in un tempo medio di sette giorni e in assenza di provvedimenti di preventiva restrizione cautelare – il contagio in ambito familiare e scolastico, circostanza che le attuali misure non prevengono.

                Al tavolo è stata anche motivatamente rappresentata l’esigenza di dotare le scuole, a seguito di un’azione di monitoraggio, di mascherine per gli alunni adatte alle diverse fasce di età (dai sei agli undici anni e dagli undici anni in su). Inoltre, per il personale scolastico oggettivamente esposto a maggior rischio professionale, come docenti di sostegno e dell’infanzia e collaboratori scolastici che prestano assistenza di base agli alunni più piccoli o negli ambienti di isolamento, è necessario prevedere la fornitura di dispositivi di protezione adeguati, quali mascherine FFP2, visiere facciali protettive, camici lavabili e guanti monouso da utilizzare in caso di interventi – ad esempio di assistenza alla persona – che comportino contatti ravvicinati e/o diretti. Dispositivi, questi ultimi, non previsti come cogenti dai protocolli e dai rapporti di sicurezza per il personale scolastico e non distribuiti dalla protezione civile, che molte scuole tuttavia hanno già acquistato e fornito a seguito di confronto con il RSPP e il Medico Competente. Questi ulteriori DPI devono essere necessariamente previsti come specializzazione delle forniture da parte della protezione civile o maggior finanziamento allo scopo vincolato alle scuole.

                Per ultimo è stato esposto il disagio già evidenziato da più genitori e dal personale scolastico, anche docente, riguardo all’uso continuativo della mascherina in ambiente scolastico e quindi anche durante le spiegazioni per i docenti e dal banco per gli alunni, pur in presenza del distanziamento di due o un metro in situazioni statiche. La soluzione “mascherina sempre su” per quanto semplice ed economica da proporre e di adeguata efficacia preventiva, non sembra tuttavia essere l’espediente al quale ricorrere per ovviare alle difficoltà di aerazione dei mesi più freddi dell’anno, anche in un momento molto critico per la risalita dei contagi.

                La mascherina chirurgica, non dimentichiamolo, nasce per evitare che durante gli interventi nelle sale operatorie il paziente non possa essere contagiato. Nasce quindi per essere usata da personale medico che opera in un condizioni di microclima ottimali e che parla molto poco e, di certo, non parla correntemente e continuativamente ad alta voce come usano invece i docenti, ancor più – oggi – nella aule con superficie ampliata per assicurare il distanziamento di 1 metro, inalando il vapor acqueo trattenuto dalla mascherina (il ricambio dopo le 4 ore di lezione continuative necessita peraltro di un “raddoppio” della fornitura destinata al personale docente ed assicurata dalla protezione civile, non ancora reso operativo).

                Anche in ambito medico, peraltro, si evidenziano talvolta e nel caso di uso prolungato e continuativo problemi dermatologici e di potenziale compromissione della corretta ossigenazione in casi particolari, ma non per questo rari (correlati alla tipologia di mascherina usata, ad esempio, lasciata oggi ancora abbastanza “libera” come all’uso non corretto di mascherine “troppo strette”, situazione che ad oggi correntemente si registra in molte scuole del primo Ciclo dove la fornitura anche agli alunni delle secondarie è la stessa prevista per la fascia 6-11 anni della primaria).

                Eppure, oltre alla necessaria revisione delle tipologie ed numero di DPI forniti, con semplici adattamenti edilizi dal modestissimo impatto economico (ad esempio: realizzazione di almeno un’anta di finestra basculante per aula e/o montaggio di estrattori d’aria alle finestre) sicuramente utili anche in fase post Covid-19, sacrificando forse qualche grado centigrado, ma evitando comunque insidiose correnti d’aria, si potrebbero studiare soluzioni capaci di assicurare un adeguato ricircolo d’aria anche nel periodo più freddo dell’anno scolastico, evitando così – quanto meno – un oggettivo disagio psicologico alle alunne ed agli alunni, costretti a gestire l’uso delle mascherine in situazione di apprendimento (pensiamo alle difficoltà di chi indossa anche gli occhiali, ad esempio, o ai soggetti più emotivi che potrebbero “avvertire” dopo qualche ora di uso continuativo sensazioni di difficoltà nella respirazione, soprattutto in situazioni colloquiali quando la mascherina sembra fluttuare e  “attaccarsi” alla bocca).

                Una scuola con le mascherine sempre su, ben poco conserva della vivibilità minima della scuola. Per giunta, l’estrema semplificazione del provvedimento “erga omnes” adottato a livello governativo e confermato anche a livello ministeriale scarica – una volta di troppo in più – responsabilità di rilievo anche penale sulle già troppo provate spalle dei dirigenti scolastici e dei docenti, costretti di fatto non solo ad accettare un rischio personale di contagio in presenza di misure di prevenzione ancora carenti e farraginose, ma persino a dover gestire a proprio rischio personale le molteplici e comprensibili (in realtà prevedibili) situazioni di criticità che si sono presentate sin dal primo giorno del nuovo spartano e generalizzato “coprifuoco”.

                Dai preavvisi da parte di più genitori di ricorrere alla certificazione medica per chiedere – a questo punto – l’esenzione totale dall’obbligo di indossare la mascherina a scuola, circostanza che qualora realmente agita aumenterebbe sensibilmente il fattore di rischio nelle classi anziché ridurlo, alle prime assenze sensibilmente più numerose dalle classi di alunne ed alunni che, a questo punto, non potranno neppure fruire dei benefici della didattica digitale da remoto.

                Tutto quanto abbiamo esposto, considerata peraltro la “parallela” scelta di assistenza psicologica fortemente voluta dal ministero, consiglia di ripensare la scuola al tempo della ripresa del Covid-19 in modo più ponderato ed equilibrato, secondo un principio basato di sicuro sull’ascolto prioritario di autorevoli pareri tecnici e scientifici, che devono essere tuttavia disposti ad accogliere l e esigenze di armonizzazione con le parallele esigenze psico-pedagogiche che i dirigenti scolastici meglio conoscono e soprattutto vivono e sperimentato “sul campo”.

                In questo spirito di costruttiva dialettica DIRIGENTISCUOLA auspica – anche alla luce della recente esperienza di irrigidimento sulla scelta delle elezioni in presenza degli organi collegiali, decisione ministeriale poi superata da diversa decisione governativa, ma sulla quale era stato logico e quindi facile proporre ben altro approccio, sin dall’inizio – che in questa fase possa effettivamente realizzarsi una maggiore apertura all’ascolto reciproco, verso processi di effettiva di co-decisione improntati alla risoluzione dei problemi aperti dalla crisi in corso, piuttosto che di “chiusura” su scelte “unilaterali” che rischiano di tirare troppo una corda già tesa.

                La sfida complessa che siamo chiamati ad affrontare, non solo nel breve periodo dell’emergenza, ma nel periodo ben più lungo di “uscita dal tunnel Covid-19”, consiglia e quindi richiede che nell’armonizzazione delle diverse conoscenze, competenze ed esperienze: mediche, tecniche, scientifiche e psico-pedagogiche, tutte ugualmente importanti e degne di attenzione, si ritrovi il criterio fondante di ogni processo decisionale.

                Troppo spesso i dirigenti scolastici – che rappresentano la voce autentica delle scuole – sono ancora trattati da “presidi” e quindi da semplici destinatari ed esecutori (ma con maggior carico di responsabilità, beninteso) di processi decisionali agiti ad altri livelli e quindi “monchi” che come tali vengono “calati” male nelle scuole. Il patrimonio professionale dei dirigenti scolastici richiede, particolarmente in questa fase emergenziale, di essere invece pienamente valorizzato con il ricorso a processi co-decisionali che non passino sopra le loro teste, per ricadere subito dopo sulle loro spalle.

                Questo si rende necessario per il bene delle comunità scolastiche che i dirigenti scolastici rappresentano con un alto livello di professionalità e, soprattutto, di dedizione spesso silenziosa ma comunque produttiva e generativa. Il loro è un impegno che va ben oltre il semplice senso del dovere e che oggi viene a più livelli finalmente apprezzato e riconosciuto, a fronte delle parallele evidenti difficoltà e carenze di altri settori (sanità e trasporti, ad esempio) che non riescono ancora ad affiancare adeguatamente le scuole, anche per difficoltà sistemiche.

                Questo si conferma l’impegno di DIRIGENTISCUOLA costantemente teso ad una piena e corretta espressione della dirigenza scolastica.

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