FONDI PNRR: PIOVONO SOLDI A PIOGGIA NELLE SCUOLE, MA RESTANO SCOPERTI ALCUNI NODI CRITICI DELLA SCUOLA ITALIANA

FONDI PNRR: PIOVONO SOLDI A PIOGGIA NELLE SCUOLE, MA RESTANO SCOPERTI ALCUNI NODI CRITICI DELLA SCUOLA ITALIANA

Licenziato il PIANO SCUOLA 4.0 nell’ambito della missione 4 del Piano nazionale di ripresa e resilienza finanziato dall’Unione Europea. Ben 2,1 miliardi di euro destinati all’innovazione degli ambienti di apprendimento (next generation classroom) ed alla creazione di laboratori digitali all’avanguardia (next generation labs), misura quest’ultima destinata specificatamente alle istituzioni scolastiche del secondo ciclo. Risorse che vanno ad aggiungersi a quelle del decreto 170 del 24 giugno 2022 destinate a circa la metà delle scuole italiane per azioni di prevenzione e contrasto alla dispersione scolastica, a quelle del Piano di banda larga nelle scuole, del PagoPA-SPID-CIE, della migrazione cloud e siti internet, della formazione digitale del personale scolastico, per un totale complessivo di 4,9 miliardi di euro. Oltre quelle destinate alla riqualificazione delle strutture scolastiche mediante sostituzione degli edifici, riqualificazione delle infrastrutture sportive, estensione del tempo pieno, e messa in sicurezza delle scuole. Al pari di altri interventi già autorizzati e finanziati da fondi FESR-REACT EU finalizzati al potenziamento delle reti locali, cablate e wireless e installazione di monitor digitali interattivi nelle aule (DIGITAL BOARD).

Stiamo parlando di centinaia di migliaia di euro che ogni scuola, sia pur in un’ottica temporale pluriennale, dovrà impegnare e spendere entro le scadenze previste dalle singole misure, prevedendo un’attenta programmazione metodologico-didattica e amministrativo-finanziaria. Trattasi, infatti, di risorse che mirano a modernizzare l’intervento formativo attraverso una riqualificazione degli ambienti di apprendimento, questi ultimi si ritiene non a torto forieri di positive ricadute sugli stili di apprendimento delle nuove generazioni. “Interventi che, per utilizzare le parole dello stesso Ministro Bianchi, mettono al centro gli studenti e le studentesse, utilizzando la tecnologia come risorsa per l’innovazione alleata dell’apprendimento”.

Finalmente, verrebbe da dire.  Si dà così la stura a quel processo di modernizzazione della scuola italiana che aspettavamo da tempo, puntando su una riqualificazione delle metodologie didattiche e degli ambienti di apprendimento capace di valorizzare, attraverso un appropriato uso delle tecnologie, gli stili cognitivi degli studenti. Al pari di altre nazioni, specie del Nord Europa, che su tali aspetti hanno investito ormai da anni. Finlandia docet.

Basterà questo a risolvere gli atavici problemi della scuola italiana? Ci permettiamo di avanzare alcune riserve che vanno a toccare i nodi critici dell’organizzazione scolastica italiana e che le misure messe in campo purtroppo non risolvono, o risolvono solo in parte. Ne elenchiamo solo alcuni.

Il sistema di reclutamento e valutazione della classe docente, ancora ancorato a vecchi stereotipi poco meritocratici e per niente corroborato ad una formazione inziale ed in itinere di natura pedagogica, psicologica, relazionale.

L’atavico e deprecabile turnover annuale dei docenti nelle scuole, determinato in buona parte da un parossistico sistema di utilizzazioni e assegnazioni provvisorie, che lede quel principio di continuità didattica da cui non si può prescindere per dare stabilità all’intervento formativo e nel contempo agli organici.

La carenza di personale ATA qualificato nelle segreteria scolastiche, in primis dei DSGA, proprio quel personale che dovrà gestire le defatiganti procedure di acquisizione di beni e servizi di cui al codice dei contratti, stante la deprecabile possibilità che viene offerta ai collaboratori scolastici, spesso senza alcuna esperienza, di accettare per tre anni supplenze annuali in altro profilo.

La presenza ancora di numerose istituzioni scolastiche senza un dirigente di ruolo, quantunque una legge dello stato ne abbia previsto la copertura, se al di sopra dei 500/300 studenti. Istituzioni scolastiche che andranno ancora una volta in reggenza, in spregio proprio a quel principio di continuità che la legge 79/2022, di conversione del decreto 36/2022, aveva voluto affermare.

Ne citiamo solo alcuni, non per sminuire la portata delle misure approvate, ma per cercare di renderle compatibili e fruibili con il quadro organizzativo del sistema scolastico italiano per molti versi arcaico. Vanno messe in campo scelte coraggiose specie sul versante della selezione e valorizzazione del personale scolastico, docenti, middle management, DSGA e assistenti amministrativi, su cui ricadrà il pesante onere dell’attuazione metodologico-didattica ed amministrativo-contabile delle misure approvate.

Questa è la sfida che il nuovo governo si troverà ad affrontare, sono le parole del Presidente nazionale Attilio Fratta, nel coniugare le grandi opportunità offerte dalle risorse del PNRR con le minacce di un sistema ad oggi fortemente imbalsamato da vincoli e veti, spesso anche di natura sindacale. Serve, insomma, una vera azione riformatrice che da un lato metta finalmente al centro lo studente e ne valorizzi le potenzialità cognitive, e dall’altro consenta ai dirigenti scolastici di poter azionare le leve dell’efficienza e dell’efficacia della propria azione dirigenziale.”

A tal riguardo rimandiamo all’articolata proposta di DIRIGENTISCUOLA sulla nuova legislatura i cui dettagli saranno visionabili in apposito documento inviato a tutte le forze politiche.

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