Chi conosce DIRIGENTISCUOLA sa bene quanto sia importante, per l’unico vero sindacato rappresentativo dei dirigenti scolastici, rivendicare alle prerogative sindacali tutto ciò che naturalmente vi afferisce. Le battaglie per portare ai tavoli le problematiche professionali della categoria si susseguono ogni giorno, in sede ministeriale come nei territori. Tanto abbiamo fatto e cambiato e tantissimo dobbiamo ancora fare e cambiare, pur nella consapevolezza che quando vi è da cambiare l’impianto complessivo della scuola italiana la forza propulsiva sindacale, pur rimanendo determinante, non può fare da sola: occorre la volontà politica.
La conferma della necessità di una prospettiva diversa – a beneficio dell’efficienza del nostro sistema formativo per le giovani generazioni – la suggerisce la lettura del Rapporto Invalsi 2025, il quale restituisce cinque fondamentali macroinferenze:
- il calo significativo della dispersione scolastica esplicita;
- l’aumento della dispersione scolastica implicita e una diminuzione delle eccellenze, quali effetti di una maggiore inclusività derivante dall’ingresso di studenti più fragili;
- le buone competenze digitali raggiunte dagli studenti in base ai parametri europei del DigComp 2.2;
- la persistenza di significativi divari territoriali tra scuole del nord e scuole del sud, in quanto queste ultime presentano una percentuale di studenti fragili quadrupla rispetto a quelle del nord e un numero di studenti eccellenti pari a meno di un terzo di quelli settentrionali;
- l’efficacia di interventi mirati alle regioni del sud, quando la giusta quota di autonomia consente alle scuole di intervenire sulle esigenze formative della propria specifica popolazione scolastica, oggi più eterogenea e fragile.
Quindi, se da un lato la scuola dimentica sempre meno studenti, dall’altro più studenti conseguono il diploma, ma con poche competenze.
Risulta evidente che solo una curvatura sempre più decisa della didattica verso la personalizzazione delle azioni formative potrà innalzare la qualità di una scuola che si vuole sempre più inclusiva.
Ma le risorse professionali e strumentali del sistema scolastico italiano sono realmente impiegate per la personalizzazione?
Come il Rapporto Invalsi 2025 lascia intendere, la mai veramente realizzata autonomia scolastica, dal punto di vista didattico, si concentra spesso sull’attuazione di interventi a pioggia – come quelli strettamente rivenienti dal PNRR – che non sempre incontrano le specificità dei diversi contesti scolastici presenti nei territori, i quali necessiterebbero di interventi più flessibili, da adattare ai bisogni specifici di personalizzazione.
La complessità amministrativo-contabile delle scuole assorbe enormi energie dirigenziali, supportate sovente da un manipolo di “volenterosi” che si immola al suo seguito, sottraendo linfa vitale a quella che dovrebbe essere la vera realizzazione dell’autonomia scolastica: la personalizzazione della progettazione formativa. Invece oggi assistiamo all’autonomia alla rovescia realizzata: gli interventi didattici sono pensati dal centro del sistema, mentre le incombenze burocratiche e amministrative sono sempre più scaricate sulle singole istituzioni scolastiche.
Gli stessi Collegi dei docenti – a normativa costante – vedono ridotto il proprio ruolo di organo tecnico dedito alla didattica a una sorta di consesso che prende atto di ciò che deve essere realizzato per volere del centro.
A questo tradimento dell’autonomia scolastica delle scuole potrà, ma solo in modo molto parziale, porre rimedio il Piano di semplificazione amministrativa e organizzativa del MIM insediato il 27 maggio dopo reiterate richieste di DIRIGENTISCUOLA; piano che dovrebbe facilitare il lavoro delle segreterie scolastiche con l’eliminazione sostanziale di molte procedure e sondaggi che niente hanno a che fare con la formazione e la centralizzazione di molti adempimenti seriali e standardizzati, anche all’esito di apposita consultazione dei colleghi dirigenti.
Ma la vera sfida che attende la scuola italiana è altra. E, per quanto riguardi la didattica e la formazione, è in primis organizzativa.
Se è vero che il ruolo dei Collegi dei docenti è oggi di fatto ricondotto, dalla prassi, in un alveo più circoscritto, mai nella scuola di oggi (e di domani) un organo collegiale numericamente così ampio potrebbe dedicarsi in modo efficace a una progettazione personalizzata di qualità.
Di qui la necessità che la politica ritrovi il proprio primato sulle forze sindacali della conservazione e della delegittimazione dei dirigenti scolastici, scegliendo di riformare la struttura organizzativa delle istituzioni scolastiche a partire dagli organi collegiali, istituendo altresì un middle management con attribuzioni e competenze definite per legge. La riforma degli organi collegiali non è più rinviabile a partire dalla contrattazione di istituto spesso utilizzata per ben altri fini.
“Le evidenze scientifiche – chiosa il Presidente Fratta – lo affermano con chiarezza: solo la promozione di una cultura della programmazione e dell’organizzazione all’interno delle scuole potrà determinare apprendimento organizzativo e collaborazione, a beneficio di una leadership distribuita che viva e si alimenti di obiettivi condivisi. E non è certamente mantenendo lo status quo che si potrà implementare quella personalizzazione degli apprendimenti che il Rapporto Invalsi 2025 indica come necessari. I sindacati che parlano di personalizzazione e poi ostacolano ogni ipotesi di revisione organizzativa della scuola non sono credibili e DIRIGENTISCUOLA lo denuncia ogni giorno. La categoria dei dirigenti scolastici ne è oramai consapevole, ma deve trovare ancora il coraggio di prendere le distanze dalle OO.SS. che con i loro comportamenti si dimostrano ogni giorno contrari agli interessi delle giovani generazioni, che meritano di avere una scuola di qualità, ma sempre pronte ad attribuirsi meriti che non hanno, come denunciato, per citarne solo alcuni, nei comunicati del 9 (Tutti parlano di middle managment..) e 10 (Basta! Una scuola un dirigente) luglio 2025. Al ministro Valditara il coraggio non manca, lo tiri fuori anche al costo di diventare impopolare. Sarà il tempo ad essere galantuomo. Ascolti i Dirigenti scolastici che alla scuola ci tengono!”