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MEGLIO DENUNCIARE CHE SERVIRE – QUAL E’ IL PREZZO DEI BUONI RAPPORTI?

MEGLIO DENUNCIARE CHE SERVIRE – QUAL E’ IL PREZZO DEI BUONI RAPPORTI?

Sarebbe fin troppo semplice osservare che le sgangherate deduzioni contenute nella nota del 27 novembre, a firma del “sindacato con la cravatta”, sono l’ennesima dimostrazione di come si sia costruito negli anni il consenso.

Ancora una volta il “sindacato dei presidi” ce lo conferma con il suo ultimo comunicato, mostrando con altrettanta chiarezza che il sindacato, quello vero, è tutt’altra cosa.

Davvero un sindacato, che dichiara di tutelare i dirigenti scolastici, può ridurre tutto a una questione di “toni”, ignorando il merito dei problemi che la categoria subisce da anni sulla propria pelle?

Non una parola sulle condizioni dei dirigenti, sulle iniquità che li colpiscono, sulle mancate tutele, sui silenzi dell’Amministrazione e, permetteteci, anche sui propri silenzi ipocriti e colpevoli, più intenti a difendere “la relazione istituzionale” che i diritti di una categoria.

Ci si scandalizza per un “attacco personale” a un Direttore dell’USR – rectius al Direttore dell’USR del Lazio, non uno qualunque -, ma si omettono accuratamente i fatti che hanno motivato quel comunicato: dirigenti lasciati soli, ispezioni irregolari e illegittime (vere e proprie pesche a strascico: qualcosa bisogna trovarlo), conflitti d’interesse, mancate risposte, abusi mascherati da procedure. Su tutto questo, nessuna parola. Si denuncia una fantomatica “violenza comunicativa”, ma si sorvola sull’unica violenza reale: quella esercitata sui dirigenti scolastici, troppo spesso esposti senza difesa a pratiche amministrative arbitrarie.

Vogliamo chiarire, approfittando dell’occasione che ci è stata offerta, che i nostri interventi ultimi non sono a difesa dei nostri iscritti, ma a tutela di dirigenti con delega del “sindacato dei presidi” – che tale non è dal 2013 -,  che spesso credono di avere una protezione che in realtà non si attiva nei momenti di difficoltà. Abbiamo voluto offrire supporto a quei dirigenti che, vessati dall’amministrazione, espongono con chiarezza i loro problemi e si sentono rispondere che “si tratta di questioni personali, non sindacali”. Perché è questo il modo in cui il “sindacato dei presidi” scarica gli iscritti in difficoltà, nel nome delle “corrette relazioni istituzionali”: meglio sacrificare il dirigente che denunciare chi li massacra!

Il nostro intervento aveva ANCHE l’obiettivo di denunciare come un dirigente sindacale, appartenente al  “sindacato dei presidi”, abbia scelto di fare visita ispettiva a un altro collega – reo di aver revocato la delega -, ergendosi a difensore dell’amministrazione e, di fatto, anche del proprio sindacato, in evidente conflitto d’interessi. Abbiamo voluto smascherare un sistema – il sistema Sabatini – che non temiamo di chiamare per nome; un sistema che qualcuno protegge da anni e che viene sostenuto ogni volta che ci si piega supinamente ai dirigenti del MIM durante i tavoli negoziali.

E continueremo a intervenire, quando necessario, come già fatto in passato: ad esempio, quando un rappresentante del sindacato dei presidi ha accettato due reggenze, non una, scavalcando colleghi più titolati ed esperti e violando ogni criterio di equità, o quando si sono registrate manovre nelle aule parlamentari presentate come difesa dei dirigenti scolastici, mentre in realtà si  tutelavano solo le “alte professionalità”. Resta ancora un mistero del “sindacato dei presidi”  la  presa di posizione sulle interrogazioni parlamentari relative agli incarichi ex art. 5-bis solo  quando vacilla la poltrona di un proprio iscritto.

Si dichiara di voler tutelare “la qualità delle relazioni sindacali”, ma sembra che il vero obiettivo sia evitare conflitti con l’Amministrazione, anche quando questa calpesta diritti. Per certuni, il conflitto è sempre un male; per altri, invece, diventa inevitabile di fronte a ingiustizie evidenti. La serenità istituzionale non può valere più della tutela dei singoli. Se questo viene interpretato come “strillare”, allora si preferisce “strillare” piuttosto che coprire le ingiustizie in nome della quiete.

Con orgoglio, si sbandiera il primato della propria rappresentatività, ma anche in questo frangente  la questione centrale resta un’altra: cosa ha effettivamente ottenuto questa rappresentatività? Alla prova dei fatti, la situazione dei dirigenti scolastici non sembra affatto migliorata. La perequazione resta un miraggio, gli stipendi continuano a essere sproporzionati rispetto alle responsabilità crescenti, e i dirigenti restano isolati di fronte a decisioni dell’Amministrazione prese senza alcun contraddittorio. Nel frattempo, subiscono ispezioni frequenti, pressioni sempre più stringenti e responsabilità crescenti, senza alcuna reale tutela.

Se questo è il risultato della cosiddetta “supremazia sindacale”, allora non c’è nulla da celebrare, se non il fatto di servire da traino per accrescere il potere dell’Amministrazione. È un’ulteriore dimostrazione della tendenza a farsi accogliere, non attraverso il riconoscimento corretto della contrattazione di area per l’intera categoria, come sostenuto da DIRIGENTISCUOLA nella proposta di passaggio alla Funzioni centrali,  ma tramite la cooptazione del singolo. È il comportamento tipico dei colleghi “pacati”, sempre pronti a compiacere l’amministrazione centrale, un atteggiamento prevedibile ma purtroppo reale.

E alla fine resta una verità semplice, ma inquietante: le “corrette relazioni sindacali” esistono, se non come vuota formula retorica. Da un lato l’Amministrazione che detta legge, dall’altro un sindacato trasformato in un prolungamento del potere istituzionale, pronto a inchinarsi, a mediare, a giustificare l’ingiustificabile. E chi osa parlare, denunciare, opporsi, viene etichettato come rumoroso e molesto. È questo il senso unico e “dignitoso”  delle relazioni sindacali per il “sindacato dei presidi”: proteggere pochi eletti, ignorare chi ha bisogno.

Se questa è la “correttezza”! Preferiamo rompere il silenzio ed essere scorretti, urlare e chiedere la rimozione di chi abusa del potere conferitogli dalla legge.

Dovere di un sindacato è  quello di tutelare e difendere anche i colleghi  non soci che, abbandonati al loro destino dal proprio sindacato, chiedono aiuto,  anche a costo di alienare amicizie e interrompere i rapporti istituzionali con tutti i benefit che ne conseguono.

“E solo questione di correttezza e di scelte – conclude Fratta –   Tra avere benefit e difendere i colleghi, anche non soci,  DIRIGENTISCUOLA tutela i colleghi e denuncia gli abusi. Grazie presidente Giannelli per l’opportunità che mi hai offerto”.

 

 

 

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