La legge è uguale per tutti, ma non tutti sono uguali davanti alla legge!

La legge è uguale per tutti, ma non tutti sono uguali davanti alla legge!

È di qualche giorno fa l’ennesima doglianza partecipataci da una collega, di prima nomina, operante in una regione del Nord a mille chilometri da casa: sottoposta a indagine ispettiva – date le premesse, prodromica dell’inesorabile avvio di un procedimento disciplinare – per aver sottoscritto nei primi giorni di un caotico inizio di anno scolastico dei contratti a tempo determinato con soggetti non aventi diritto, essendosi ragionevolmente e in buona fede fidata del lavoro istruttorio addomesticato svolto dal DSGA facente funzione, assistente amministrativo nella stessa istituzione scolastica, per questo sanzionato dal competente UPD con una non lieve sospensione dal servizio e poi trasferito d’ufficio in altra sede.

Poco prima nella stessa regione, secondo il consolidato copione – segnalazioni anche anonime, indagine ispettiva a tutto campo, conseguente inesorabile avvio del procedimento disciplinare –  era stata inflitta alla malcapitata dirigente scolastica la quinta – la quinta, nell’arco di appena tre anni! – sanzione disciplinare: sempre dalla medesima responsabile dell’UPD e previa chilometrica contestazione degli addebiti in copia conforme, che evidentemente si era legata al dito il fatto che la prima sanzione fosse stata dichiarata nulla in sede di ricorso al giudice del lavoro per un macroscopico errore procedurale assorbente il merito. Sempre nel Nord, in altra regione, il locale Ufficio scolastico si è dimostrato più benevole, dando – ovviamente – soddisfazione agli agguerriti e insistiti segnalanti, ma invitando la più fortunata dirigente a indicare, tra le tante disponibili e affidate in reggenza, una sede in cui trasferirla d’ufficio.

Digradando verso il centro Italia, lo stesso errore tecnico di violazione di norme imperative è stato commesso dalla dirigente dell’UPD in una procedura sfociata nel licenziamento disciplinare, parimenti dichiarato nullo in giudizio; peraltro con palese e reiterata compromissione della privacy della collega, che per questo già ha avuto un primo risarcimento tramite l’istituto della Negoziazione assistita facoltativa e altri, ben più consistenti, ne attende in sede contenziosa ordinaria. E, anche qui, meglio è andata a un’altra dirigente scolastica che, in esito a una lunga indagine ispettiva, avrebbe parimenti meritato, a giudizio dell’estensore, il licenziamento disciplinare (beninteso, qualora i fatti fossero poi stati comprovati) ed invece le si è preannunciato il trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale, medio tempore disponendosi la sospensione cautelare dal servizio, astrattamente legittima, ma anche – qui illegittimamente – dello stipendio, surrogato da un assegno alimentare in assenza di specifiche disposizioni normative che per questa fattispecie lo prevedano, essendosi letteralmente inventata una stravagante analogia in malam partem,  al di fuori e contro la legge.

In altra regione sono stati addirittura avviati procedimenti disciplinari nei confronti di dirigenti che non si erano conformati, in tema di misure anti-COVID, a semplici pareri del Capo dipartimento, pur dichiaratamente espressi a titolo personale, oltreché in maniera del tutto estemporanea.  E lo si dice a chiare lettere negli atti di contestazione degli addebiti, senza darsi pena di apparire (o di essere?) degli sprovveduti in materia. DIRIGENTISCUOLA è stata costretta ad intervenire con la propria task-force per indurre l’Amministrazione a …più miti consigli procedendo all’archiviazione di uno dei procedimenti.

Che oramai vi sia sull’intero territorio nazionale il radicamento di un malcostume configurante veri e propri atti persecutori posti in essere da alcune cellule malate dell’Amministrazione nei confronti dei loro dirigenti scolastici, è testimoniato anche dagli Uffici scolastici regionale del Sud.

Emblematica è l’allucinante procedura consumatasi in un arco temporale di quasi due anni! Che ha coinvolto il direttore generale uscente e quello subentrante, innescata da un esposto di una sigla sindacale di comparto a protezione di iscritti per l’innanzi (male) abituati a fare il proprio comodo, seguita da altri esposti in corso d’opera e anche chiamando (e strumentalizzando) a sostegno altri soggetti disposti a testimoniare contro la dirigente scolastica. È seguita in parallelo un’indagine ispettiva con quattro integrazioni del mandato in progresso di tempo, motivate dalla necessità di acquisire “ulteriore documentazione sulla quale estendere l’indagine”, che si è snodata in 28 audizioni impegnanti 73 giorni e diluite su un abnorme arco temporale, sino al riscontro di fatti – o tali poi qualificati – risalenti al primo anno d’incarico della dirigente scolastica (a.s. 2019-2020) in altra scuola della regione. Un’indagine (nell’ambito della inutilmente ipercomplessa intera procedura) affetta da genericità e da indeterminatezza dell’oggetto, in totale noncuranza di tutte le regole, formali e sostanziali, e del rispetto dei tempi; che poi ha dato luogo al procedimento disciplinare – chiaramente inquinato o, meglio, artatamente precostituito – infine conclusosi con la sanzione della sospensione dal servizio per 7 giorni (e sulla quale si è ancora in attesa di pronuncia del giudice del lavoro adito): ravvisata bastevole, come il minimo indispensabile, per dare l’obbligata soddisfazione al rumoroso e insistente denunciante, punto o poco preoccupandosi di dequotare l’immagine della dirigente scolastica, e il prestigio della stessa Amministrazione, che pure rappresenta in loco. Soddisfazione anche al D.G. uscente e all’intera struttura: meglio sacrificare la dirigente che smentire o denunciare i responsabili dell’impresa criminale!

È ovvio che quando si autorizzano, anzi si sollecitano, indagini ispettive con il metodo della pesca a strascico qualcosa sempre si trova, perché è statisticamente inevitabile incorrere in qualche errore o in qualche omissione per chi è quotidianamente in trincea, oberato da un coacervo di responsabilità e anche improprie, con scadenze che si susseguono accavallandosi e con carenze di personale – in particolare nell’Ufficio di segreteria – nel numero nonché nelle plurime e qualificate competenze oggi richieste.

Dovrebbe, l’Amministrazione locale, prestare ai dirigenti scolastici consulenza, assistenza, supporto e sostegno, come pure è scritto nel Regolamento riguardante l’organizzazione del Ministero dell’istruzione (e del merito): articolo 7 del DPCM n. 116/2020. E invece ritiene che è meglio non avere grane (minacce di manifestazioni, chiamata in causa del Ministero, finanche interrogazioni parlamentari e, dunque, non gradita rilevanza mediatica) e perciò potendo agevolmente sacrificare l’anello debole della catena.

È giusto che il dirigente scolastico che sia colpevolmente incorso in errori recanti, o suscettibili di recare, pregiudizio all’Amministrazione o a terzi, ne sopporti le conseguenze, naturalmente con le garanzie apprestate dall’ordinamento di settore e dal generale ordinamento giuridico.

Ma se la legge vale per loro, deve anche valere per i funzionari e i dirigenti dell’apparato ministeriale, centrale e periferico: che danno prova di estrema disinvoltura se non di spocchiosa noncuranza, evidentemente reputando di non dover rendere conto delle loro azioni e delle loro omissioni, sembrando essere il loro motto: io faccio come mi pare, tu vai dal giudice e poi mi adeguerò alla sua decisione, tanto non mi succede niente, non spendo niente e sarò difeso gratuitamente dall’Avvocatura dello Stato; non pagherà neanche niente neanche in caso di soccombenza dell’Amministrazione; a pagare sarà sempre e solo lo Stato!

Peccato però che per andare dal giudice, anche quando si è costretti a impugnare provvedimenti palesemente destituiti di un minimo fondamento e/o scritti con i piedi, costa in termini di stress o patema d’animo e in termini pecuniari, dovendosi mettere in conto che pur con sentenza favorevole possa essere statuita la compensazione delle spese. Ovvero, al danno la beffa!

Il Presidente Fratta: “Basta anche una lettera anonima contro un DS a scatenare la libido repressa di psicopatici dirigenti dell’UPD, per fortuna pochi! A nulla, invece, servono dettagliate e circostanziate denunce o richieste di visita ispettiva nei loro confronti. In ognuno dei casi citati DIRIGENTISCUOLA ha chiesto ispezioni, controlli oltre che rimozione dei responsabili dell’UPD pensando che la legge fosse uguale per tutti.

Cambieranno le cose con il nuovo Ministro Valditara?  O DIRIGENTISCUOLA dovrà continuare ad attivare la task-force istituita nel 2019 per combattere questi autentici e impuniti abusi?”

Si allegano le principali agenzie di stampa appena pubblicate sull’argomento.

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