https://www.huffingtonpost.it/blog/2025/09/23/news/i_confini_e_i_limiti_della_retorica-20102014/
La teoria c’è dalla A alla Z, ed è ineccepibile: “Il dialogo è la premessa del rispetto”, la scuola deve essere il luogo della “realizzazione di se stessi anche nella relazione con gli altri”, dell’ “attenzione concreta alla persona”.
Il tutto condito dall’immancabile richiamo alla “valorizzazione economica e sociale” del personale scolastico (quasi che quest’ultima dipendesse da un insondabile gioco della sorte e non da precise scelte politiche e di cassa) e da una buona dose di “emozione non retorica”.
Noi però, signor Ministro, siamo persuasi che nelle parole da Lei pronunciate il 22 settembre in occasione dell’apertura dell’anno scolastico 2025-’26 la retorica non faccia difetto, se è vero, come insegnavano gli antichi che Lei da sempre frequenta, che a fondamento dei bei discorsi non deve necessariamente trovare casa la nuda verità dei fatti.
Già, perché al di là della splendida “teorica”, la pratica ci presenta tutt’altra musica, almeno sul piano delle relazioni con le parti sociali e con gli attori del mondo della scuola quando si tratta di prendere decisioni coraggiose e davvero “antiretoriche”: i fatti dicono – e lo hanno recentemente ribadito i giudici di Palazzo Spada suggellando l’altolà alle nuove Indicazioni nazionali dell’infanzia e del primo ciclo – che praticamente nessuna scelta di rilievo nella “nuova gestione” di Viale Trastevere sia stata non diciamo concertata (termine non più à la page da decenni), ma almeno anticipata – se non altro per etichetta e rispetto istituzionale – a sindacati e attori del mondo scolastico, in spregio al tanto decantato valore del dialogo e delle relazioni.
Accade così per la nuova “maturità”, per il 4+2 reso strutturale senza… le strutture per implementarlo come si dovrebbe, per le Linee guida sull’Ia e per il parallelo (e per certi versi stridente) divieto di smartphone anche alle superiori, per le riforme sulla condotta e per quelle sull’Educazione civica. Nemmeno uno straccio di informativa, comunicazione preventiva, convocazione per parlarne. Con gli esiti che sappiamo, messi nero su bianco dal Consiglio di Stato.
La (mala)prassi si estende anche al versante delle scelte che impattano sulla qualità del lavoro e, appunto, sulla valorizzazione della professionalità del personale scolastico, a partire dai dirigenti che come Associazione sindacale siamo vocati per missione e statuto a tutelare. Un esempio su tutti: dove sono i fondi per la valorizzazione del risultato dei dirigenti scolastici, che con l’approssimarsi della Legge di Bilancio dovrebbero essere stanziati ad hoc? Sempre a proposito di risultato dirigenziale, perché tanti voltafaccia e scarsa chiarezza sulle fasce di complessità e sui relativi criteri, senza contare la pittoresca questione del Fun-Cin che, con una scelta di coerenza, ci siamo guardati dal sottoscrivere?
Ma c’è molto altro: che dire sulle vessazioni continue a cui i dirigenti scolastici sono sottoposti senza tregua dalla stessa Amministrazione, che siano monitoraggi con tempistiche strettissime, rendicontazioni acrobatiche o, peggio, asfissianti richieste di relazioni e ispezioni che gli Uffici scolastici regionali – che rispondono direttamente a Lei – sono così solleciti a disporre perfino in caso di segnalazioni anonime?
E del reciso rifiuto opposto dall’Unità di missione a concedere le invocate proroghe sui progetti Pnrr, che avrebbero permesso a centinaia di scuole di chiudere in serenità i percorsi già avviati e ai loro studenti di trarne evidenti benefici?
Tralasciamo il capitolo “reggenze”. Pur a fronte di ripetuti solleciti estivi, con l’avvio dell’anno scolastico si è puntualmente realizzata la facile profezia di DirigentiScuola: decine di migliaia di studenti senza dirigente, sacrificati sull’altare di aridi calcoli economici e di un dialogo con il Mef che, nonostante la prossimità di orientamento ideologico, quando si tratta di mettere mano al portafoglio sembra proprio non avere orecchi.
Per non parlare delle promesse non mantenute. Dove sono finiti i proclami sul recupero di autorevolezza di docenti e dirigenti e sul previsto intervento dell’Avvocatura dello Stato in caso di aggressioni e minacce al personale scolastico? Per quanto la si voglia rappresentare come il luogo del dialogo e delle relazioni, i dati parlano di una scuola sempre più pericolosa per chi ci lavora, con lo Stato a trincerarsi dietro le finestre di cristallo di una pace apparente e, forse, più narrata che reale. Una latitanza istituzionale che ci ha costretto, come sindacato, ad assumere la decisione epocale di costituirci parte civile in giudizio a tutela dei numerosi colleghi presi di mira da famiglie, personale e anche – incredibile a dirsi – dalla stessa Amministrazione di cui fanno parte!
E si potrebbe continuare con il carico burocratico, la perequazione non ancora raggiunta a ben 25 anni dall’istituzione della dirigenza scolastica, con la sicurezza (edifici e strutture sempre più fatiscenti), con il reclutamento e i rapporti con gli Uffici territoriali, che hanno abdicato al loro ruolo di supporto per mantenere (ben stretto) quello di mera vigilanza, con risvolti spesso polizieschi e tutt’altro che costruttivi.
Siamo stanchi, signor Ministro, di scontrarci contro il muro di gomma delle rassicurazioni senza esito e, appunto, retoriche. Ci piacerebbe che, finalmente, quello appena inaugurato sia ricordato come l’anno delle scelte coraggiose e della concretezza.