FUORI I DIRIGENTI DAI SINDACATI DI DOCENTI ED ATA!

FUORI I DIRIGENTI DAI SINDACATI DI DOCENTI ED ATA!

Esemplare. Tale ci sembra l’articolo apparso sul portale Tecnica della Scuola.

Ma è ancor più meravigliosamente paradossale il fatto che a ribadire ciò che alla DIRIGENTISCUOLA sembra banale debba essere un docente (o un ATA): se un sindacato deve rappresentare il comparto (docenti ed ATA) allora non può ospitare fra le sue fila i dirigenti scolastici! Semplice, lineare e banale.

Sin dalla nascita della DIRIGENTISCUOLA, ancora oggi l’unico sindacato rappresentativo della dirigenza scolastica, si va ripetendo in ogni dove la necessità che la categoria dirigenziale sia riunita in un unico sindacato o, per lo meno, non si associ con altre rappresentanze di altri e diversi lavoratori della scuola. L’articolo citato così recita: “È come se nel settore privato operai e datori di lavoro fossero iscritti al medesimo sindacato, l’epoca delle corporazioni fasciste è per fortuna un lontano ricordo.”: non c’è molto altro da dire!

E invece, questo nostro strano Paese ospita moltissimi rappresentanti della dirigenza scolastica allegramente sparpagliati presso sigle di comparto (CGIL, CISL, UIL) al cui interno c’è una stragrande maggioranza di docenti ed ATA che lì trovano, loro e solo loro, una sacrosanta collocazione.

Ma i dirigenti non sembrano lamentarsene, come se non volessero sapere!

E non solo: trovano ulteriore collocazione nel “sindacato dei presidi” (leggasi ANP) che ha da tempo abbandonato la vocazione della dirigenza scolastica passando, anche loro allegramente, dall’essere l’Associazione Nazionale Presidi al diventare l’Associazione Nazionale della Dirigenza Pubblica!!

Con buona pace e sconcertante inconsapevolezza dei propri iscritti a cui viene anche consigliato di non partecipare alle legittime recriminazioni di categoria!

Sappiamo bene il perché dell’anomalia segnalata da Tecnica della Scuola: Il dirigente scolastico diventa tale dopo una carriera da docente nella quale sceglie sapientemente di farsi rappresentare da un sindacato di docenti (perché dovrebbe essere diversamente?) e quando sale di grado non sempre percepisce il salto professionale, ancorandosi al passato e agli affetti instaurati col vecchio consigliere sindacale.

Ma fin quando deve durare questa insana appartenenza?

Fino a quando deve perseverare nella cieca ostinazione a non volersi considerare da un’altra parte?

La risposta non è nostra ma la leggiamo nello stesso articolo:È ora che i Dirigenti Scolastici escano dai sindacati che iscrivono Docenti e ATA”.

Sono loro che non ci vogliono. Esemplare!

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