Quale dirigente scolastico penserebbe di poter trasferire d’ufficio un suo dipendente senza garantirgli un contraddittorio, senza dirgli cosa gli viene contestato, né da parte di chi provengono eventuali segnalazioni sul suo conto? Potrebbe mai pensare di spostarlo in corso d’anno solo perché “scomodo” e senza motivarne le ragioni di urgenza?
Nessun dirigente scolastico penserebbe di attivare una tale procedura “unilaterale” contro un suo dipendente ma pochi sanno di poterne tuttavia essere vittima ed essere buttati ad ore di auto dalla residenza dove ha casa, famiglia, affetti e magari accudisce un disabile.
Mettiamo infatti il caso che un paio di docenti abbiano ricevuto fondati e motivati provvedimenti disciplinari e non abbiano pertanto in simpatia il preside e portino a sé una rappresentanza di 3 o 4 alunni (con un passato di richiami alle spalle) per convincere l’ufficio scolastico regionale che lo stile di quel preside è dittatoriale facendo partire la gogna mediatica contro il preside in questione anche mediante scritti anonimi alla stampa cui viene data incredibile risonanza ed un processo inquisitorio che butterebbe al suicidio chiunque sa di non meritare i modi in cui viene descritto.
Mettiamo il caso che si uniscano al malcontento fomentato alcuni bidelli che dichiarano apertamente di gradire solo le mansioni leggere ed alcuni docenti che hanno i figli nella scuola in cui lavorano e che firmano come genitori accuse al loro stesso preside, facendo passare la loro voce come quella delle famiglie.
Mettiamo anche il caso che a fronte di ciò il preside avesse correttamente aperto un confronto con l’ufficio scolastico regionale per segnalare le prepotenze subite e che in tutta risposta, dando credito solo alla controparte, ne sia stato disposto il trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale, spostando il preside a centinaia di km, con una procedura che esonera l’amministrazione dal contraddittorio proprio perché non è da loro stessi ritenuto un provvedimento disciplinare.
In sintesi: un dirigente scolastico che invece di chiudere gli occhi a fronte di illeciti, ha inteso rispettare e far rispettare le regole, la scuola e gli studenti ed è intervenuto sul comportamento ritenuto scorretto di due docenti (su oltre 200), ha sospeso un paio di alunni (su quasi un migliaio), ha operato scelte di equità delle mansioni per il personale ATA abbandonando logiche personalistiche e ha richiamato tutti ai propri compiti… paga in proprio e paga caro.
Avendo inoltre subito attacchi gravi e stante il silenzio degli organi provinciali e regionali è stato perfino costretto a sporgere denuncia e due giudici, finalmente, si sono pronunciati con la condanna penale di altrettanti soggetti, uno riconosciuto colpevole di minacce a pubblico ufficiale e l’altro colpevole di diffamazione sempre ai danni di quel dirigente scolastico. Giustizia si direbbe fatta!
Ma nonostante due condanne penali riconoscano a distanza di anni quel dirigente scolastico come la vera vittima dei fatti falsamente ricostruiti, l’ufficio scolastico che ne ha disposto il trasferimento d’ufficio non pare dar segnali di voler ripristinare il torto subito restituendo la dignità rubata e preferisce ignorare che forse ciò che era stato rappresentato loro era diverso dalla realtà e continua ad adottare la linea di visite ispettive e promuove l’audizione di contestatori di cui non si verifica la credibilità ed autenticità, trascurando l’eventualità di un non disinteressato dissidio personale.
Il Dirigente Scolastico dovrebbe quindi in realtà e per sopravvivere, ignorare chi commette gravi mancanze disciplinari per non pagare un pegno umano troppo alto… e nel frattempo si parla di dirigenti negligenti!
Chi per coscienza agisce, di coscienza perisce.
una dirigente scolastica ambientalmente incompatibile (?)
LA REDAZIONE COMMENTA
Riceviamo e, come sempre, volentieri pubblichiamo la coraggiosa testimonianza di una dirigente scolastica colpita da un trasferimento d’ufficio disposto senza contraddittorio, senza trasparenza, senza alcun rispetto delle garanzie minime previste dal nostro ordinamento.
Il caso che ci viene sottoposto è solo l’ultimo di una lunga serie, e conferma ancora una volta ciò che come DIRIGENTISCUOLA denunciamo da anni: una deriva burocratica e autoritaria che colpisce proprio quei dirigenti che non si piegano, che scelgono di agire nel rispetto della legge e del loro ruolo, anche a costo di attirare su di sé inimicizie scomode.
Trasferire d’ufficio un dirigente scolastico senza una contestazione formale, senza ascoltare la sua versione dei fatti, sulla base di segnalazioni opache, prive di verifica e spesso motivate da conflitti personali o reticenze disciplinari, è un atto inaccettabile. Non solo sul piano umano, ma soprattutto su quello istituzionale. È la negazione dello Stato di diritto, travestita da atto amministrativo.
Ancor più preoccupante è l’atteggiamento di taluni ispettori, spesso nominati temporaneamente e fiduciariamente dai direttori generali, che, lungi dall’assumere il ruolo super partes che la loro funzione richiederebbe, si trasformano di fatto in esecutori di un teorema già scritto. Un teorema in cui il dirigente scomodo deve essere neutralizzato. E ciò avviene talvolta con procedimenti striscianti, senza tutele e senza appello.
Il silenzio degli uffici scolastici di fronte a due condanne penali nei confronti di chi ha diffamato e minacciato questa dirigente scolastica è un ulteriore segnale di quanto la logica della rimozione “comoda” prevalga su quella della giustizia. Anziché riconoscere l’errore e riparare al torto subito, si persevera nel mantenere un danno professionale, umano e familiare che nessuna sentenza potrà mai risarcire appieno.
È una battaglia che ci riguarda da vicino. Ce ne siamo fatti carico, ce ne facciamo carico. Non è un caso che proprio pochi giorni fa abbiamo ottenuto un’altra importante vittoria nel “caso Milella”, con l’annullamento da parte del Tribunale di Modena di una sanzione sproporzionata, accompagnata dalla condanna dell’amministrazione alle spese. Una sanzione, lo ricordiamo, comminata per un gesto isolato, esasperato e in contesto di forte pressione, mentre lo stesso sistema disciplinare resta troppo spesso silente e clemente davanti ad aggressioni, insulti e vere e proprie campagne di delegittimazione contro i dirigenti.
Due pesi e due misure. Per i dirigenti scolastici “colpevoli” di difendere il rispetto delle regole, l’inflessibilità. Per chi li diffama, li minaccia o ne mina l’autorità, spesso il silenzio, l’indifferenza, o addirittura ascolto e credito.
DIRIGENTISCUOLA non ci sta. Non è più tempo di tollerare prassi amministrative che umiliano la funzione dirigenziale e svuotano di significato il ruolo stesso del dirigente scolastico nella scuola dell’autonomia. Chi agisce con coscienza, chi si assume la responsabilità di decisioni scomode per garantire equità, legalità, sicurezza, non può essere lasciato solo né considerato sacrificabile.
Ribadiamo con forza che questa è, e continuerà ad essere, la nostra battaglia. Non solo per i nostri iscritti, ma per la dignità della funzione dirigenziale. Saremo sempre accanto a chi viene colpito ingiustamente, pronti a portare ogni abuso davanti ai giudici, come già abbiamo fatto, e pronti a denunciare ogni deviazione dagli standard di equità e legalità che ogni amministrazione seria dovrebbe garantire.