Nell’a.s. 2020-2021 mi è stato conferito un incarico di reggenza presso un Istituto sottodimensionato, in una zona piuttosto disagiata. Al mio arrivo nella nuova scuola, ho subito fatto il controllo sulla situazione relativa alla sicurezza, verificando che alcuni attestati erano scaduti addirittura nel 2018-2019 e rendendomi conto pertanto che era necessario ed urgente attivare la formazione. Purtroppo però, il mio impegno ed i ripetuti tentativi durante l’anno di avviare i corsi sono stati vani, poiché mi sono trovata a dover affrontare e gestire, con il solo aiuto del primo collaboratore, problematiche che andavano ben al di là delle difficoltà dovute al fatto che si trattava di una reggenza: il territorio del Comprensivo è risultato particolarmente colpito dagli effetti della pandemia, con continue quarantene e sospensioni delle attività in presenza, che hanno comportato un enorme aggravio di lavoro, gestito con una segreteria inefficiente ed in totale assenza di DSGA. Per il buon andamento dell’Istituto, non ho potuto fare altro che gestire in completa autonomia adempimenti non di mia competenza per l’intero anno, fra telefonate con la banca, gestione acquisti, assicurazione e progetti, elaborazione di elenchi per le numerose quarantene, gestione contabile del Programma Annuale e del Fondo per il MOF, relazioni con il Collegio dei Revisori dei Conti, Entratel, Passweb… anche le frequenti PEC inviate per tenere aggiornato sulla mia situazione il Dirigente dell’Ambito territoriale, hanno comportato un notevole dispendio di tempo ed energia.
A settembre 2021 mi è stato rinnovato l’incarico di reggenza, con la promessa che mi sarebbe stato assegnato personale di segreteria più capace e soprattutto, un DSGA in grado di svolgere il proprio ruolo.
Per questo, animata dai migliori propositi e convinta che non potesse esistere situazione più complicata di quella che avevo vissuto l’anno precedente, ho ripreso la reggenza e da subito ho messo mano all’organizzazione dei corsi di formazione per il rinnovo degli attestati sulla sicurezza, ancora una volta in assenza di un DSGA. Il primo atto del DSGA (nominato a fine novembre) è stato proprio la formalizzazione dei corsi, che nel frattempo io ed il primo collaboratore avevamo organizzato.
Finalmente, dopo tanta fatica, prima della metà di dicembre, tutti gli addetti alla sicurezza avevano potuto rinnovare gli attestati.
Quando credevo che le cose cominciassero ad andare meglio, a marzo mi arriva una super ispezione della ASL, inviata a seguito di una denuncia di un gruppo di genitori, per un fatto del tutto fortuito, accaduto nei primi giorni di scuola (ottobre 2021) fuori dalle aree di pertinenza dell’edificio scolastico e che (meno male) non aveva avuto alcuna conseguenza per gli alunni.
Poco era importato ai genitori essere stati più volte ricevuti al momento dell’episodio (anche di domenica in videoconferenza) e che avessi preso tutti i provvedimenti di ordine amministrativo e disciplinare che erano in mio potere… era stata presentata una querela contro la docente coinvolta, dove però si chiedeva espressamente un’indagine sulla scuola in tema di sicurezza. Gli ispettori della ASL hanno acquisito una grande quantità di atti, sono stati apparentemente comprensivi ed hanno assicurato che a fronte di qualunque tipo di provvedimento, io o il primo collaboratore saremmo stati contattati per le vie brevi.
Nei mesi successivi ho continuamente monitorato la posta e chiesto al primo collaboratore se ci fossero novità, ma nessun tipo di comunicazione era pervenuta.
A settembre 2022 un’amara sorpresa: mi arriva un Avviso di Garanzia dalla Procura per non aver pagato la sanzione amministrativa che mi era stata notificata dalla ASL. In un primo momento ho pensato ad un errore… ero certa di non avere ricevuto nulla ed avevo anche seguito la questione… ho invece scoperto che a giugno era arrivata nella posta della scuola una PEC che non avevo potuto vedere e di cui non ero stata informata, per una gestione errata della segreteria…
Nonostante l’episodio di ottobre 2021 non avesse comportato infortuni e nonostante tutti gli atti fossero in regola, l’ispezione aveva avuto carattere retroattivo: mi si indagava per un reato commesso in una data antecedente a quella di superamento del concorso da dirigente, ovvero la data di scadenza dei due attestati incriminati (avevo sostenuto l’orale nella settimana successiva al giorno del reato di cui ero accusata), puntualizzando negli atti che avevo spontaneamente regolarizzato la situazione e che non vi era nesso fra gli attestati scaduti e l’evento sul quale si stava indagando. Il caso è stato archiviato, ma per me sono iniziati due anni di inferno, trascinata in un processo penale che ha condizionato la mia vita personale e professionale e che mi è costato non poco, visto che ho dovuto personalmente procurarmi i legali per la difesa. Due anni passati ad interrogarsi su quale fosse la strada da intraprendere: andare avanti in un processo infinito esponendosi all’inevitabile gogna mediatica oppure optare per un amaro patteggiamento, che però avrebbe messo fine alla triste vicenda in un tempo più breve. Per fortuna, la macchina della giustizia italiana procede con estrema lentezza e tutto è caduto in prescrizione, mettendo fine all’incubo che mi ha accompagnata fino a settembre 2024. Resta tanta amarezza e la consapevolezza di essere in balia di chiunque decida di colpirti, di essere responsabili di situazioni che sono oggettivamente fuori dal nostro controllo e che impegno ed abnegazione al proprio lavoro restano aspetti inutili di fronte alla fredda burocrazia, anche la più assurda.
una dirigente scolastica toscana
La Redazione risponde: non è giustizia….
La lettera che pubblichiamo oggi non è un caso isolato: è l’ennesima conferma di un sistema malato che scarica le proprie inefficienze su chi lavora con coscienza e senso del dovere.
Ancora una volta, un dirigente scolastico si ritrova colpevole a prescindere, vittima designata di un cortocircuito istituzionale in cui l’assenza di personale, la gestione fallimentare degli enti locali, i ritardi delle amministrazioni, l’opacità delle norme e la debolezza delle tutele diventano il terreno fertile su cui far fiorire l’ingiustizia.
Chiunque abbia letto la nostra denuncia sulla sicurezza – “il dirigente scolastico è responsabile anche se non c’è” – riconoscerà nelle parole della collega reggente il copione già visto: una scuola in difficoltà, una dirigenza che si rimbocca le maniche e fa da sola tutto quello che può e che dovrebbe essere responsabilità altrui, per poi essere convocata in Procura a rispondere di atti compiuti da altri, in epoche precedenti al proprio stesso ruolo di dirigente.
Parliamo di ispezioni retroattive, di sanzioni inviate a una segreteria disorganizzata e mai comunicate al dirigente, di procedimenti penali per situazioni già risolte, che nessun danno hanno causato. E mentre la macchina amministrativa e giudiziaria prosegue nella sua cieca corsa, resta il danno umano: due anni di inferno personale e professionale, spese legali a carico del singolo, reputazioni macchiate, salute compromessa. Per cosa? Per aver fatto il proprio dovere, in un contesto dove tutto congiura per impedirlo.
Non possiamo accettare che la responsabilità si traduca in persecuzione. Non possiamo più tollerare che ogni firma su un documento diventi una possibile trappola giudiziaria. Non possiamo restare in silenzio davanti all’ennesima prova che questo sistema non tutela chi lo tiene in piedi ogni giorno con passione, sacrificio e competenza.
Noi non ci stiamo. Continueremo a denunciare, a raccontare, a pretendere riforme vere: sulla sicurezza, sulle responsabilità, sulla formazione del personale, sulla redistribuzione degli oneri e dei doveri. Perché i dirigenti scolastici non possono più essere lasciati soli contro tutti.
È tempo che lo Stato faccia il proprio dovere. E che la smetta, una volta per tutte, di colpire chi invece lo fa davvero.