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RAPPORTO INPS 2025: COME PER DIRIGENTISCUOLA, È SEMPRE LA VISIONE DEL FUTURO A FARE LA DIFFERENZA

RAPPORTO INPS 2025: COME PER DIRIGENTISCUOLA, È SEMPRE LA VISIONE DEL FUTURO A FARE LA DIFFERENZA

La relazione del Presidente INPS Gabriele Fava – che introduce alla lettura dell’annuale rapporto presentato dall’istituto previdenziale – si apre con parole che stupiscono – non solo per la loro profondità, ma per la sede da cui provengono: l’INPS. Quelle stesse parole e quella visione sistemica e coraggiosa che ci saremmo aspettati dal Ministero dell’Istruzione e del Merito  le ritroviamo invece in un’altra amministrazione dello Stato. Un paradosso che non possiamo ignorare.

Oggi l’Italia – spiega Fava- si trova nel cuore di una trasformazione epocale. Da una parte, una popolazione che invecchia, silenziosamente ma inesorabilmente. Dall’altra, una generazione giovane che fatica ad affermarsi e a intravedere il proprio posto nel domani. A queste due forze demografiche si somma una terza realtà: il rapido mutamento del lavoro, delle tecnologie, delle fragilità sociali. Non è più tempo di diagnosi. È tempo di decisione. Perché se è vero che la previdenza vive di numeri, è altrettanto vero che senza visione sociale, culturale e politica, ogni numero perde significato.

 

Un’analisi che richiama con forza molti dei temi su cui DIRIGENTISCUOLA è intervenuta con fermezza e chiarezza, segnalando l’urgenza di un nuovo protagonismo della politica, contraddistinto dalla  necessità di assunzione di un atteggiamento bipartisan , che nell’affrontare i sempre più urgenti problemi della scuola, sappia  ritrovare il proprio primato, coltivando una vision oggi – invece – incerta.

 

Nelle pagine successive, Fava cita Enzo Ferrari, ricordando che “il futuro è sempre nelle mani di chi lo sa anticipare.” Un richiamo alla responsabilità collettiva nel costruire un sistema sociale che investa concretamente su donne e giovani, valorizzando anche i flussi migratori qualificati e governati, come leve essenziali di coesione e sviluppo, e come antidoto all’irregolarità e al lavoro sommerso.

Tra i dati più significativi emersi nel rapporto, spicca l’incremento occupazionale: un  trend di crescita, tra il 2019 e il 2024, delle dinamiche di impiego nel regioni del sud: +7,4%, con un +6,7% di accesso al lavoro da parte delle donne e un +11,2% da parte dei giovani, pur restando critico l’accesso stabile al lavoro. Di notevole entità si è inoltre confermato il contributo occupazionale restituito dagli stranieri, con un apporto derivante da cittadini extra UE pari a circa la metà dell’espansione complessiva dell’occupazione.

Il Presidente INPS non ha mancato di evidenziare il nodo critico dell’emigrazione giovanile: nel 2024 oltre 156 mila italiani si sono trasferiti all’estero, di cui 113 mila under 40. Una perdita di capitale umano che richiede risposte strutturali, dalla valorizzazione dei rientri tramite incentivi fiscali alla promozione di una strategia nazionale di reshoring, capace di attrarre anche competenze intermedie. I regimi di rientro introdotti nel 2015 e nel 2019 hanno coinvolto oltre 40 mila beneficiari nel 2023, di cui il 64% under 40, generando effetti contributivi positivi per quasi un miliardo di euro.

Particolarmente suggestiva, infine, si presenta la prospettata lettura del rapporto tra “profondità” dei dati in possesso dell’archivio INPS – il più esteso d’Europa per ampiezza e profondità di dettaglio – e l’intelligenza artificiale. Il Presidente INPS ha voluto in merito sottolineare la necessità di intercettare le fragilità quando ancora non si sono trasformate in bisogni”, con una strategia in cui l’apporto trasformativo dell’intelligenza artificiale al valore orientativo dei dati INPS dovrà essere diretto “…non più solo sulla prestazione, ma sulla persona. Un modello che non si limita a garantire, ma accompagna. Che non attende la crisi, ma costruisce resilienza. Che non protegge soltanto la fragilità, ma alimenta il potenziale”, ciò nell’ottica di “una visione in cui la tecnologia sia strumento e non fine, coadiuvante e non sostituto, calcolo e non coscienza. La sfida non è impedire il progresso, ma proteggerne il senso. Non è evitare l’innovazione, ma orientarla.

 

Dal Rapporto emerge con forza la necessità di guardare al futuro con uno sguardo nuovo, una prospettiva che DIRIGENTISCUOLA ha da tempo indicato con coerenza e determinazione. Basti ricordare la nostra analisi del Rapporto Invalsi 2025, in cui abbiamo evidenziato il mismatch crescente tra le competenze in uscita – indebolite da una scuola sempre più inclusiva ma poco personalizzata – e le esigenze del mondo del lavoro. Abbiamo ribadito che tale divario può essere colmato solo attraverso un’intensa e sistematica personalizzazione degli apprendimenti, in grado di costruire, nel medio periodo, un ecosistema scuola-lavoro basato su competenze intermedie diffuse, attrattivo per i giovani e rispondente ai reali bisogni del Paese.

Il nostro impegno si è concretizzato anche in iniziative specifiche, come il convegno del 21 novembre a Bari sull’uso dell’intelligenza artificiale nella gestione organizzativa e amministrativa della scuola, e nella partecipazione alla ricerca promossa da CODIRP sull’impiego dell’IA nella pubblica amministrazione. A ciò si aggiungono le numerose battaglie quotidiane condotte per affermare un principio fondamentale: la qualità dell’istruzione dipende da una rinnovata visione del ruolo dirigenziale, costruita in collaborazione con chi ha il potere di cambiare davvero le cose. Visione che, purtroppo, si scontra da anni con l’immobilismo della macchina ministeriale e con la mancanza di coraggio politico.

Ciò che oggi leggiamo nel documento INPS – e che accogliamo con amarezza – è esattamente ciò che abbiamo sempre chiesto: una visione integrata delle politiche pubbliche, capace di collegare istruzione, lavoro, welfare e benessere del personale scolastico. In questo ultimo anno, abbiamo promosso seminari, confronti, proposto riforme indirizzate al MIM,  ribadendo con forza un concetto chiave: la scuola deve essere al centro di ogni cambiamento. Tuttavia, abbiamo spesso denunciato come l’inerzia della burocrazia ministeriale e le strategie sindacali conservative e ostruzionistiche abbiano ostacolato ogni serio tentativo di innovazione, finendo per penalizzare le giovani generazioni che la scuola dovrebbe preparare al futuro.

A Viale Trastevere, purtroppo, la parola “cambiamento” continua a essere scomoda. O, peggio, viene banalizzata in piccoli aggiustamenti privi di visione strategica, incapaci di definire una direzione chiara e coerente. Al contrario, il Rapporto INPS dimostra la capacità di prevedere, accompagnare e trasformare, non solo riparare. È una lezione che dovrebbe essere accolta nel cuore dell’amministrazione scolastica, dove ancora si fatica ad accettare che i dati non servono solo a fare classifiche, ma a orientare le scelte.

La scuola dovrebbe essere il primo luogo dove si anticipa il futuro. E invece si continua a inseguire il presente con strumenti del passato, lasciando irrisolte criticità strutturali che compromettono la qualità del servizio educativo.

Tra queste, è ormai urgente e non più rinviabile la tutela dei dirigenti scolastici, sempre più esposti a responsabilità crescenti senza un adeguato riconoscimento e supporto. Parimenti, non si può più ignorare la condizione di centinaia di scuole affidate a reggenze, prive di un dirigente titolare, con gravi ripercussioni sulla continuità gestionale e sull’efficacia dell’azione educativa.

I dirigenti scolastici chiedono strumenti concreti, una visione d’insieme e riforme coraggiose, al pari di quelle indicate nel Rapporto INPS, per poter affrontare e governare la nuova complessità che caratterizza oggi il sistema scolastico.

Quella offerta dal Rapporto è una lettura lucida, che risuona con impressionante affinità con le istanze che DIRIGENTISCUOLA ha più volte sollevato: serve una visione, serve una strategia, serve un pensiero riformatore.

Continueremo a chiedere tutto ciò che, purtroppo, continua a mancare nel dibattito ministeriale e politico sull’istruzione, perché il cambiamento non si dichiara: si costruisce, anche e soprattutto a partire da chi ogni giorno guida le scuole nella complessità.

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