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QUANDO LA TUTELA SINDACALE È UTILIZZATA IN MODO DISTORTO

QUANDO LA TUTELA SINDACALE È UTILIZZATA IN MODO DISTORTO

Nella giornata di ieri una sigla sindacale del comparto scuola ha diramato un comunicato di replica alle gravi accuse mosse da una dirigente scolastica di Roma. Accuse espresse con coraggio, in un clima ostile e pesante, che parlano esplicitamente di comportamenti mobbizzanti da parte di rappresentanti locali di quel sindacato. Una denuncia non isolata e, soprattutto, non nuova.

La replica della sigla, invece di entrare nel merito delle accuse o di promuovere un serio confronto sulle dinamiche denunciate, si limita a spostare il focus sul piano politico, attaccando indistintamente e genericamente esponenti locali e giornali “di area”, accusandoli di complotti mediatici, interrogazioni parlamentari concordate  e uso strumentale delle ispezioni scolastiche (sic!!). Una risposta che sembra più interessata a sviare l’attenzione che a fare chiarezza.

L’autoassoluzione di certe sigle è ormai un copione stanco, che si rifugia dietro una retorica sempre più logora sulla “libertà di insegnamento”, mentre si rifiuta sistematicamente di guardare dentro casa propria. Dobbiamo davvero credere che il sindacato nazionale non sappia ciò che accade nei suoi territori? O peggio ancora, finge di non sapere?

La vicenda romana è parte di un quadro ben più ampio e ormai sistemico, che si ripete con inquietante regolarità in Piemonte, in Umbria, in Veneto. E la lista potrebbe continuare. Le dinamiche sono sempre le stesse: esponenti sindacali locali che ostacolano, isolano, delegittimano i dirigenti scolastici, paralizzano la contrattazione di istituto per mesi, promuovono e chiedono anche con insistenza ispezioni pretestuose e organizzano manifestazioni con bandiere rosse sventolate sotto gli USR, tutto in nome di una presunta difesa dei diritti.

Chi difende, oggi, i dirigenti scolastici? Chi si occupa della loro tutela, dei loro diritti, della possibilità di svolgere un ruolo già difficile senza essere bersaglio quotidiano di attacchi e pressioni? Da tempo, DIRIGENTISCUOLA denuncia questo schema. I DS sono schiacciati tra tre fuochi: sindacati aggressivi, stampa compiacente, e uffici scolastici sempre più attenti a non scontentare nessuno, tranne i propri dirigenti.

Il comunicato di ieri ignora tutto questo. Perché se c’è qualcuno che oggi lavora in trincea, è proprio chi dirige una scuola. E paradossalmente se c’è chi continuamente deve giustificarsi, è il DS, non certo chi organizza cortei e proteste in nome di diritti spesso interpretati in maniera arbitraria.

Lungi da noi difendere il potere autoritario di singoli dirigenti: è giusto vigilare, denunciare abusi quando ci sono, garantire la partecipazione democratica. Ma qui si è perso l’equilibrio. Qui si è creato un metodo, come lo definisce la stessa sigla ma al contrario: un metodo per bloccare, intimidire, logorare. E talvolta, purtroppo, per “mandare a casa” dirigenti scomodi.

Sarebbe utile che si osservasse con attenzione quanto accade, ad esempio, in Veneto, dove è in corso una pressione sistematica, e documentata, per ottenere la “testa” di un dirigente scolastico, invocata in tutte le sedi, con lettere e prese di posizione dai toni inquietanti. È qui che emerge una domanda scomoda, ma necessaria: e se i politici locali cui fa riferimento la sigla sindacale  non fossero solo autori ma complici? E se, invece di cavalcare proteste strumentali, fossero loro stessi a ispirarle attraverso “schegge impazzite” dei sindacati?  Sa la CGIL nazionale che il proprio terminale di Vicenza con proprio comunicato, dopo aver appiccato il fuoco, ha chiesto ripetutamente l’avvio di un’ispezione? Sa che ha inviato il comunicato a tutte le scuole della provincia chiedendo pubblicazione e diffusione minacciando di denuncia per condotta antisindacale (sic!) i dirigenti “disubbidienti”? Per tutelare la propria immagine la CGIL farebbe bene a rimuovere soggetti del genere e non solo nel Veneto.  Parimenti farebbe bene l’Amministrazione a tutelare i propri dirigenti in trincea piuttosto che disporre ispezioni a domanda sottoponendo a gogna mediatica i malcapitati.

La scuola è un’istituzione complessa, fragile, eppure fondamentale. Chi la guida dovrebbe essere messo in condizione di farlo con autorevolezza e serenità, non vissuto come un nemico da abbattere. Il diritto di lavorare in un clima sereno non è prerogativa esclusiva di docenti e ATA, ma anche, e forse oggi soprattutto, dei dirigenti scolastici.

Auspichiamo la fine di questo gioco pericoloso e irresponsabile. Che si torni a parlare davvero di scuola, di diritti condivisi, di collaborazione e rispetto reciproco. E che si abbia il coraggio, anche dentro le sigle sindacali, di guardare in faccia la realtà e distinguere tra tutela del lavoro e uso strumentale del conflitto… il lavoratore non va tutelato dal lavoro!!

Solo così potremo davvero difendere quella scuola della Costituzione che tutti, a parole, diciamo di voler servire.

 

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