Prove di arroganza dei sindacati del Comparto Scuola

Prove di arroganza dei sindacati del Comparto Scuola

Ritardo dell'ARAN nella pubblicazione della raggiunta rappresentatività di un sindacato fuori dagli schemi perchè rompe gli schemi!

 

PROVE DI ARROGANZA DEI SINDACATI DEL COMPARTO SCUOLA

DIRIGENTISCUOLA non poteva essere presente, perché – a distanza di 14 mesi dal termine ufficiale per la raccolta dei dati – l’ARAN non si decide a pubblicare la raggiunta rappresentatività di un sindacato fuori dagli schemi perché rompe gli schemi! L’abbiamo dunque appreso dalla stampa. Ma, del resto, l’avevano apertamente dichiarato che non si sarebbero di certo arrestati alla firma di un abusivo mostruoso apparato documentale contenente l’ipotesi di contratto annuale per la mobilità, le cui operazioni risultano ora aumentate da 3 a 8. Un labirinto di 92 pagine, e con il seguito di preannunciate ulteriori sequenze negoziali, all’interno del quale si sarebbe perso anche Guglielmo di Baskerville. Il tutto per sottrarre questa delicata materia alla discrezionalità del dirigente scolastico, vanificando nel contempo uno degli aspetti più odiosi, e incostituzionali, della legge 107/15 (testuale, dal sito FLCGIL del 10 febbraio 2016). Dicesi novantadue pagine, pure sottoscritte dall’Amministrazione, per sabotare expressis verbis una legge dello Stato in una materia – la mobilità – che già a suo tempo il D. Lgs. 150/09 aveva sottratto, e a tutt’oggi sottrae, alla contrattazione. Dovendosi supporre di vivere ancora in un Paese normale, attendiamo il rifiuto delle rispettive firme alla predetta bozza da parte del MEF e, ancor più, della Funzione Pubblica, ovvero – extrema ratio – il diniego di registrazione della Corte dei conti. Per intanto, dopo aver provato a sterilizzare gli Ambiti territoriali e la c.d. chiamata diretta degli odiati presidi-sceriffi, l’inarrestabile tracotanza dei quattro sindacati generalisti di comparto ha ieri l’altro investito, nell’apposito incontro al MIUR, la questione, supersensibile, della valorizzazione del merito. In spregio al senso del ridicolo per apodittiche affermazioni smentite de plano dal diritto positivo, hanno all’unisono solennemente sancito che: 1.Il Bonus deve essere oggetto di contrattazione di istituto e quindi disciplinare i criteri di distribuzione e di ripartizione delle risorse, per salvaguardare un’idea di scuola fondata su partecipazione, collegialità e condivisione; 2. Il Comitato di valutazione – per la definizione degli inerenti criteri, o non più? – deve costituirsi ed operare come organo collegiale perfetto, come se la novella recata dalla legge 107/15 non fosse mai stata scritta e vigessero tuttora le disposizioni di cui all’art. 11 del Testo unico 297/94, per contro espressamente abrogate; 3. In caso d’inerzia o di esplicita opposizione, tutta politica, del Comitato di valutazione, il dirigente scolastico non può esercitare un potere sostitutivo nella formulazione dei criteri. Lo scopo è chiaro: tenere costantemente sotto pressione i dirigenti scolastici visti come il ventre molle del sistema, nella piena consapevolezza che l’Amministrazione non solo non li affiancherebbe, ma sarebbe addirittura pronta a sanzionarli per loro acclarata incompetenza nell’evitare, un po’ a tutti, fastidiose grane. Come dire: post hoc, ergo propter hoc! Uno dei quattro, per rendere più credibile il Verbo, si è portato dietro nell’incontro di Viale Trastevere anche una rappresentanza dei dirigenti scolastici, per meglio esprimere la contrarietà della categoria ad un utilizzo discrezionale del bonus. Ovviamente, la delegazione ministeriale ha preso tempo, dichiarando di aver richiesto un – inutile – parere tecnico al proprio Ufficio legislativo, impegnandosi ad una riconvocazione delle parti entro la prossima settimana. Quali che siano le risposte dell’Amministrazione, magari via FAQ, e le imposizioni della, esplicitamente qualificatasi, controparte sindacale, i dirigenti scolastici saranno direttamente esposti alle conseguenze di legge. E la legge, al di là degli arzigogoli di chi aizza alla disobbedienza istituzionale senza rischiare nulla in proprio, dice che: 1.I criteri per l’attribuzione del Bonus vanno deliberati dal – solo – Comitato di Valutazione; 2. Il Comitato è validamente costituito anche se non tutti i soggetti istituzionali figuranti nel comma 129 della legge 107/15 abbiano espresso la propria rappresentanza e validamente può deliberare con la metà più uno dei componenti, infine prevalendo il voto del presidente (il dirigente scolastico) in caso di parità; 3. Né i predetti criteri attributivi del Bonus, né la sua misura definita dal dirigente scolastico e sostenuta da adeguata motivazione, sono contrattabili; 4. E’ vietata la distribuzione a pioggia dei relativi compensi o qualsivoglia automatismo, anche se giustificato da ragioni di equità: diversamente si risponde in sede di valutazione dirigenziale (art. 18, D. lgs. 150/09 e art. 1, comma 93, legge 107/15) e davanti la Corte dei conti per danno erariale (art. 7, comma 5, D. Lgs. 165/01); 5. Obbligatoriamente, deve esserci un personale che risulti più meritevole. E non può risultare inferiore al 10% della rispettiva totalità dei dipendenti oggetto della valutazione ai fini dell’attribuzione del Bonus ( art. 5, comma 11-quinquies, D.L. 95/12, convertito nella legge 135/12). Ai colleghi che, doverosamente, applicheranno una legge votata dal Parlamento della Repubblica, DIRIGENTISCUOLA non mancherà di assicurare loro incondizionata tutela.

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