Mala tempora currunt per i dirigenti scolastici. Mentre il Ministero, con il consueto carico da 90 di sofismi e bizantinismi degni di un leguleio secentesco, si abbarbica nell’acrobatica nota 4298/25, a firma congiunta Minnella-Palumbo, in improbabili e polverose ragnatele normative per giustificare il nostro “statuto speciale” (leggi: riserva indiana), cui non si accompagna guarda un po’ un trattamento giuridico ed economico altrettanto di riguardo, dalle parti dell’USR Piemonte va in scena una pantomima che più icastica non si potrebbe. Lo apprendiamo dal Corriere Torino del 4 giugno.
E’ la foto dei tempi; le bandiere rosse Flc Cgil, Cobas Scuola, Cub SUR e Usb P.I. sventolano impertinenti sotto l’Ufficio scolastico del capoluogo piemontese al grido di “Dirigente autoritario, portami il diario!” mentre nelle stanze dei bottoni il Direttore Generale, invece di supportare chi tutti i giorni suda e fatica per mandare avanti le scuole e garantire un futuro alle giovani generazioni, gioca a mostrare il lato buono e paterno dell’amministrazione ricevendo una delegazione di studenti e docenti di tre importanti istituti di città e provincia (liceo Rosa di Susa, Curie Vittorini di Grugliasco e Colombatto di Torino). E lasciando naturalmente ai dirigenti scolastici la parte del carabiniere cattivo. Piatto del giorno, la presunta “deriva autoritaria” messa in atto dai presidi, per cui è stata riesumata all’uomo la scontata etichetta di “sceriffi”, che a dire il vero un po’ ci ha stancato.
Peccato che poi nella protesta, che appare più una dimostrazione muscolare di certe sigle sindacali che una reale rappresentazione di doglianze precise e circostanziate, siano finiti temi che non c’entrano nulla con il (presunto) strapotere dei presidi: mancano docenti di ruolo? La colpa non è certo del preside. Mancano le risorse per organizzare ampliamenti dell’offerta formativa? Idem come sopra. E così via. Si parla di bullismo istituzionale e di immobilismo dell’ufficio scolastico?
Non ci dilunghiamo a replicare che, se da un lato l’accusa è di una vaghezza sconfortante (vi immaginate un preside che spicca una contestazione a un docente per “bullismo didattico”?), dall’altro non ci pare che l’USR in questione sia rimasto immobile, vista la vera e propria persecuzione messa in atto negli ultimi anni nei confronti di dirigenti ben precisi ed evidentemente (questo sì, è testimoniabile) presi di mira con sartoriale e inesorabile sadismo. Ah, dimenticavamo: immancabile l’arcaica litania sugli organi collegiali, come sempre calpestati, ridicolizzati, minimizzati, scavalcati, non rispettati. Ma per piacere. Ci piacerebbe vedere le testimonianze concrete e precise di queste accuse, ma abbiamo la netta impressione che la farsa sia sempre la stessa: Organi Collegiali che, sotto il bucherellato vessillo del 297, fungono in buona sostanza da serbatoio di tessere sindacali. Ma ne abbiamo già parlato diffusamente.
La ricetta è completa, gli ingredienti ci sono tutti: studenti indottrinati, docenti usati (più o meno consapevolmente) come strumenti di lotta e di consenso, forse anche qualche genitore dal dente avvelenato, sicuramente esterni unitisi al coro per il puro piacere di gridare forte (e non solo), ma soprattutto loro, i sindacati che si professano defensores pacis, per parafrasare il saggio Marsilio, gridando e levando pugni e bandiere come lance appuntite. Bizzarro, se si pensa che sono le stesse sigle sindacali ad aver gridato allo scandalo, in piena Festa della Repubblica, per una dirigente colpevole, nel Veneto, di aver organizzato per i suoi alunni corsi, udite udite, di… montaggio tende, pagaiate e uso del gommone (insomma roba da boy scout spacciata a pieno titolo per addestramento paramilitare).
Dov’è tutto questo pacifismo? Dove è finito lo spirito di dialogo, tolleranza, rispetto delle opinioni altrui? L’impressione è che il concetto di pace e libertà sia un po’ da rivedere: andiamo d’accordo finché fai come dico io, e ti do piena libertà di farlo! Peccato che la vera libertà sia, ovviamente, tutt’altra cosa. Ma si sa, i sindacati fanno il loro mestiere: la cosa grave è che certe cose non le vogliano capire perlomeno i Direttori Generali.