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DIRIGENTI SCOLASTICI NEL MIRINO MENTRE LE ISTITUZIONI RESTANO IN SILENZIO

DIRIGENTI SCOLASTICI NEL MIRINO MENTRE LE ISTITUZIONI RESTANO IN SILENZIO

 

Saranno gli effetti  del clima referendario, sarà il timore (più che fondato, visto il crollo di credibilità di certe sigle di comparto) di perdere consensi, fatto sta che nelle ultime settimane, dall’Alpi alla Sicilia, si sta assistendo nei confronti dei dirigenti scolastici a un vero e proprio linciaggio a orologeria che parte quasi sempre dai medesimi mandanti sindacali. La prassi non è di ieri, adesso però le carte sono pienamente scoperte.

 

Il copione non cambia

Nel più perfetto stile da Commedia dell’arte, cambiano gli attori ma il canovaccio resta sempre lo stesso: da una parte il malcapitato DS di turno, dall’altra l’astiosa compagine messa in piedi alla bell’e meglio da Cgil, Cobas e compagni, che non perde occasione per dare addosso a colleghi responsabili soltanto di voler far rispettare le regole. E magari -sia mai detto- di gradire l’operato del Ministero. Stavolta è toccato alla dirigente del  liceo Montessori di Roma, fatta oggetto di critiche, discriminazioni, boicottaggi da parte di alcune componenti sindacali interne all’istituto, riconducibili alla Cgil, che hanno messo in atto una vergognosa strategia di isolamento e mobbing nei suoi confronti. Motivo? Aver espresso apprezzamento per la visione della scuola del ministro Valditara, di cui la dirigente condivide i provvedimenti: evidentemente, per alcuni, le idee possono essere espresse solo se rispecchiano la linea imposta da certe sigle sindacali. Lo abbiamo messo nero su bianco pochi giorni fa: libertà è fare come dico io.

 

Un attacco seriale

Ma è solo l’ultimo attacco ai dirigenti scolastici, ormai un’abitudine che somiglia sempre di più a una strategia seriale: pochi giorni fa è toccato a tre DS di Torino e dintorni, bersaglio di un’accesa contestazione sotto l’USR Piemonte (a colpi di slogan triti e bandiere rosse); poco dopo a una dirigente siciliana, stesso copione. Poi è arrivato il turno di una collega di Napoli, che si è permessa di invitare i docenti dell’infanzia e primaria a riordinare gli armadi dal materiale didattico (cosa che viene fatta regolarmente, diteci dov’è lo scandalo). E potremmo andare avanti all’infinito, perché non passa giorno senza un attacco pretestuoso, a volte al limite del risibile, a un dirigente scolastico. Ora: è evidente, riflettiamo noi, che il ruolo dirigenziale comporti necessariamente la responsabilità di prendere decisioni a volte scomode per qualcuno. Ciò non significa, però, che qualsiasi azione dirigenziale debba essere violentemente contestata con l’avallo -e a volte l’incoraggiamento- di un’amministrazione che non ha il coraggio di prendere posizioni nette.

 

E l’amministrazione dov’è?

E qui arriviamo al punto centrale: la cosa davvero grave, infatti, è che la stessa amministrazione rincari sistematicamente la dose. Non solo aprendo le braccia a sindacati, genitori, docenti, alunni e chi più ne ha più ne metta (è ben noto nell’ambiente che se un DS scrive agli uffici viene ignorato 9 volte su 10, mentre si risponde con incredibile solerzia anche alle più assurde accuse anonime), ma impedendo addirittura ai dirigenti di difendersi: di questi giorni è la notizia dell’ennesima contestazione disciplinare spiccata dai soliti noti contro un DS che, attaccato sui social, ha pensato bene di difendere la propria reputazione! Ma stiamo scherzando? Qui si configura non solo la vessazione, ma anche la negazione del più banale diritto alla difesa scolpito dalla Costituzione!

 

Subissati dalle richieste di rapporto: adesso basta

Di tutto questo devono essere consapevoli prima di tutto i vertici, a partire dai Direttori Generali. E nel caso deve intervenire direttamente il Ministro. Sempre più spesso, invece, si ha l’impressione che, per il quieto vivere (o magari per altri interessi o, peggio, “scheletri” da tenere gelosamente custoditi nell’armadio), il gioco dei dirigenti di ambito e dei DG sia quello di accogliere senza riserve qualsiasi fantasioso e sgangherato esposto, lagnanza, sassolino tirato fuori ad hoc dal primo rappresentante sindacale che si alza dal letto con il piede sbagliato. Fra l’altro chiedendo ai dirigenti scolastici (a volte illegittimamente) montagne di relazioni, giustificazioni, risposte, rapporti, come se il nostro lavoro non fosse quello di mandare avanti istituzioni scolastiche sempre più complesse, ma di divertirci a scrivere rapporti sulla minima sciocchezza. E se non succede, ecco puntuale la contestazione di addebito.

 

L’amministrazione faccia fronte comune!

Così accade a Torino, così in quel di Mestre e altrove. Spulciando nella cronaca recente, ci imbattiamo in fatti ancora più gravi: come quello del collega del Comprensivo Bonaccorso da Montemagno a Quarrata, in Toscana, lasciato completamente solo nel vortice di una vicenda giudiziaria che ha portato addirittura alla sua sospensione. E vorremmo sapere l’amministrazione scolastica dove sia quando molti di noi sono addirittura aggrediti fisicamente (è successo a Genova un paio di settimane fa). Troviamo inaccettabile che l’amministrazione, se non altro per tutelare la compattezza istituzionale, non prenda le difese di dirigenti scolastici che -lo ripetiamo ancora una volta- dovrebbe tutelare a fronte di attacchi tanto strategici quanto privi di ogni fondamento concreto. Poi ci meravigliamo se la scuola perde di credibilità…

 

Possiamo continuare a tollerare tutto questo? A voi la risposta.

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