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RASSEGNA STAMPA – Stessi schemi : dal bullismo tra i banchi alle vessazioni contro i dirigenti

RASSEGNA STAMPA – Stessi schemi : dal bullismo tra i banchi alle vessazioni contro i dirigenti

A favore dei lavori socialmente utili per i bulli nelle scuole- Partecipa alla conversazione

A favore dei lavori socialmente utili per i bulli nelle scuole
La vexata quaestio tra innatisti e ambientalisti, due modelli teorici la cui contrapposizione ha tenuto banco per secoli – l’uno ponendo l’accento sulla predisposizione naturale, il secondo enfatizzando il fattore educativo – ha trovato un punto di convergenza nella condivisione che la personalità umana è in massima parte definibile come un “prodotto di cultura”: in quest’ottica occorre formarla in modo che ciascun individuo possa inserirsi in un contesto sociale e dare il proprio contributo alla convivenza civile fondata su valori e regole da interiorizzare e rispettare. In caso contrario, sono previsti apparati sanzionatori le cui funzioni e finalità sono anch’esse dibattute.
Ora, non vi è dubbio che nella scuola le sanzioni debbano sempre assumere carattere educativo e formativo, mai meramente punitivo. È altrettanto fuor di discussione, tuttavia, che un intervento disciplinare debba esserci, ed essere inteso come non negoziabile: principi molto semplici che non sempre vengono rispettati soprattutto perché… della sanzione non v’è certezza. Lo suggeriva già nel 1764 un certo Cesare Beccaria.
Ma non spingiamoci tanto addietro nei tempi: accontentiamoci di risalire al 1984 – in ogni caso oltre quarant’anni fa – quando un noto quotidiano nazionale pubblicò un profetico articolo a firma di un Enzo Biagi preoccupato del crescente degrado e della conseguente crisi della convivenza civile che lui attribuiva proprio alla mancanza della “certezza della pena”. Negli anni dei suoi leggendari reportage in Estremo Oriente, il grande giornalista osserva che nel mondo occidentale punire chi sbagliava stava diventando a suo modo “rischioso”: guai, poi, a sanzionare un bambino o un adolescente.
Temendo reazioni, la “prese alla larga” e riportò due esempi cinesi “scandalosi per noi occidentali”: la condanna a quattro anni di carcere e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici comminata a un impiegato che aveva rubato una gomma e una biro, ma soprattutto la minaccia di pena capitale per il furto di bicicletta, all’epoca il principale mezzo di locomozione in Cina. Ovviamente – osservò Biagi – non ci fu alcuna esecuzione capitale. Semplicemente, conoscendo il rischio a cui si andava incontro, nessuno rubò più biciclette.
La morale è sotto gli occhi di tutti, anche se spesso fingiamo di non vederla in ossequio a un buonismo che, per molti versi, ha fatto il suo tempo trasformandosi in disimpegno educativo: la sanzione forma e spinge al rispetto delle norme di civile convivenza, perché innesca l’ormai ben nota “resilienza”, ossia la capacità di resistere alle sollecitazioni riorganizzando la propria struttura e adattandosi positivamente. Un principio mutuato dalla fisica dei materiali, poi transitato nel mondo anglosassone alla sfera psicologica e da lì sdoganato ovunque anche in ambito educativo.
Quando si è “formati”, o si “ritrova una forma” reagendo costruttivamente, in genere si tende poi a fare proprie e rispettare le norme, e ciò è tanto più importante quanto più tali regole sono mirate a tutelare la serenità dell’ambiente scolastico (e dei nostri figli) da una cultura della prevaricazione che, purtroppo, appare ormai dilagante in vari ambiti.
Naturalmente, calato nella realtà della nostra scuola, tutto ciò significa che: la misura disciplinare dovrà essere chiaramente percepita come tale, e non  come una semplice “vacanza da scuola” o un’inutile “perdita di tempo” (cosa che, negli anni, è diventato il provvedimento – un tempo assai temuto – della sospensione dalle lezioni); la sanzione dovrà avere stretta attinenza con la norma di convivenza che si è ignorata o infranta.
Bene ha fatto, quindi, il ministro Valditara a proporre per i bulli, ma anche per tutti quelli che le regole della convivenza civile non le rispettano, attività socialmente utili, ancor meglio se svolte a scuola: impegnare un alunno fuori dall’orario scolastico, approfondendo le ragioni per cui la società considera un disvalore la condotta tenuta, innesca meccanismi virtuosi i cui effetti ricadono, a pioggia, sull’intera collettività.
Che dire poi dei genitori che aggrediscono docenti e dirigenti se solo “si permettono” di esercitare il loro doveroso ruolo educativo o la loro professionalità? E qui si aprirebbe un altro capitolo, tanto spinoso quanto attuale. Occorre educare anche alla genitorialità e ripristinare quelle alleanze educative di cui, per varie ragioni sociali, economiche, culturali e – oseremmo azzardare – antropologiche, ormai sembra essersi persa traccia. Servono regole semplici, non negoziabili e soprattutto formative, prima che sia troppo tardi.

DIRIGENTISCUOLA scrive ai Direttori degli Uffici Scolastici Regionali: nei rapporti con i DS servono equilibrio e tutela della funzione dirigenziale

L’Associazione prende avvio dalla normativa in materia di procedimento amministrativo, che richiama l’obbligo di ispirare l’azione ai principi di buon andamento, trasparenza, proporzionalità e contraddittorio, anche nelle fasi istruttorie o interlocutorie

A cura di Redazione
 07 ottobre 2025 15:12
DIRIGENTISCUOLA scrive ai Direttori degli Uffici Scolastici Regionali: nei rapporti con i DS servono equilibrio e tutela della funzione dirigenziale - DIRIGENTISCUOLA

“In alcuni contesti territoriali si è ormai consolidata una prassi che desta seria preoccupazione tra i dirigenti scolastici. Basta una lettera anonima, un esposto da parte di qualche docente o sigla sindacale e, nella migliore delle ipotesi, viene chiesta una relazione al DS; spesso vengono disposte visite ispettive generiche che durano mesi; altrettanto spesso alla visita ispettiva segue l’avvio di un procedimento disciplinare”.

 

Inizia così la lettera di denuncia inviata il 7 ottobre da DIRIGENTISCUOLA a tutti i Direttori degli Uffici Scolastici Regionali italiani, con in conoscenza il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.

Proprio i rapporti con gli UU.SS.RR., sempre più tesi e improntati a un clima di sostanziale sfiducia e controllo ossessivo nei confronti dell’operato dei DS, sono tra i principali fattori che hanno portato nei giorni scorsi alla proclamazione dello stato di agitazione della categoria.

L’Associazione prende avvio dalla normativa in materia di procedimento amministrativo, che richiama l’obbligo di ispirare l’azione ai principi di buon andamento, trasparenza, proporzionalità e contraddittorio, anche nelle fasi istruttorie o interlocutorie. Ciò comporta che chi è chiamato a fornire chiarimenti debba poter conoscere in modo chiaro il contenuto e la fonte delle contestazioni, e che ogni richiesta di relazione o di spiegazioni sia motivata, circostanziata e proporzionata all’interesse pubblico perseguito.

 

D’altra parte le segnalazioni dovrebbero contenere almeno gli elementi minimi essenziali per poter essere effettivamente esaminate e addirittura considerate. DIRIGENTISCUOLA richiama a tal proposito il principio di correttezza istruttoria, ma prima di tutto di buonsenso, delineato dall’Anac: quando una segnalazione risulta generica o incompleta, l’amministrazione dovrebbe richiedere al segnalante ulteriori elementi integrativi prima di procedere; in mancanza, la segnalazione può essere considerata non procedibile e da archiviare.

Questi i 4 punti messi nero su bianco dall’Associazione, che auspica un intervento del Ministro volto a ristabilire la correttezza dei rapporti istituzionali nell’ambito della missione educativa e formativa della scuola:

1. Le segnalazioni anonime generiche o prive di elementi verificabili, siano immediatamente archiviate.

2. Nei casi in cui si richieda una relazione al dirigente scolastico l’Amministrazione trasmetta il testo della segnalazione o dell’atto che lo giustifica, e in ogni caso gli elementi di fatto rilevanti e indispensabili per consentire controdeduzioni informate.

3. Le richieste di relazione mantengano un carattere di eccezionalità e proporzionalità rispetto alla natura e alla gravità dei fatti segnalati, evitando che si trasformino in un meccanismo routinario di controllo e di pressione.

4. Solo successivamente, ovvero dopo aver sentito il DS, persistendo delle incongruenze si possono disporre ispezioni.

Il Presidente Nazionale DIRIGENTISCUOLA Attilio Fratta ricorda una delle pagine recenti più drammatiche per la dirigenza scolastica e per la scuola italiana in generale, il suicidio, nel maggio 2019, di Vittore Pecchini, allora DS del “Marco Polo” di Venezia: “Vessato per anni ed esposto al pubblico ludibrio non ha retto e si è tolto la vita. Vicende del genere lasciano il segno per tutta la vita. Questa ormai consolidata prassi, oltre a comportare un aggravio amministrativo spesso sproporzionato, rischia di snaturare il rapporto di fiducia tra Amministrazione e Dirigenti, ponendo questi ultimi in una condizione di continua esposizione e di controllo implicito che non trova fondamento nei principi dell’azione amministrativa. Ci auguriamo che possa prendere presto avvio una nuova stagione di rapporti istituzionali”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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