…E SULLE REGGENZE (DA EVITARE) RINNOVIAMO l’INVITO ALLE ALTRE SIGLE: UN TAVOLO PER DISCUTERNE E PROPORRE SOLUZIONI
Apprendiamo con non poco disappunto e – a dire il vero – non molta sorpresa che a Palazzo Madama, tra le questioni percepite come “urgenti” al fine di assicurare il regolare avvio del prossimo anno scolastico, non rientra lo snellimento del pesantissimo carico burocratico gravante sulle istituzioni scolastiche. Mentre lo è, naturalmente, la proroga “fino al perfezionamento del conferimento” degli incarichi dirigenziali, generali e non generali, di natura amministrativa: dai 18 direttori USR ai dirigenti di II fascia in servizio presso gli stessi Uffici Scolastici Regionali. In altre parole, nelle aule parlamentari ci si premura di prorogare gli incarichi dirigenziali di natura amministrativa nelle “alte sfere” ma non di sgravare le scuole, che poi sono i soggetti più vicini ai cittadini-utenti e il cui sovraccarico impatta direttamente sulla qualità del servizio, dalle incombenze amministrative che oberano le segreterie. Alla faccia della sussidiarietà.
Intanto, giusto per fare iniziare come si deve il prossimo anno scolastico, si continua a navigare dritti verso l’iceberg delle “mille reggenze” prefigurate da un articolo del Sole 24 Ore e mai smentite da fonti ministeriali: una specie di disastro annunciato che DIRIGENTISCUOLA non ha mancato di denunciare per tempo e più volte, come sempre offrendo anche una fattiva soluzione anche attraverso una proposta di emendamento al DL 45: sulla scorta dell’esperienza del “preside incaricato”, affidare incarichi annuali ai vincitori di concorso non ancora nominati, su base volontaria. Una via d’uscita semplice e lineare su cui il 4 e il 10 luglio scorso, con comunicati pubblicati sui propri canali istituzionali, DIRIGENTISCUOLA invitava le altre sigle sindacali a ragionare aprendo un tavolo ad hoc, ovviamente senza ricevere risposta (e anche questo non ci sorprende).
A proposito, l’invito è sempre valido.
Ma ora andiamo con ordine, e vediamo che succede in Parlamento e perché riteniamo quanto sta accadendo un dejà-vu all’insegna della sterile contrapposizione politica.
In Commissione cultura e istruzione al Senato è in corso l’esame – per la conversione in legge – del decreto-legge 24 giugno 2025 n.90, recante “Disposizioni urgenti in materia di università e ricerca, istruzione e salute” (Atto Senato 1553).
Il provvedimento, all’unico comma che compone l’articolo 2, rubricato “Disposizioni urgenti per garantire il regolare avvio dell’anno scolastico 2025/2026”, prevede quanto segue: “Al fine di assicurare il regolare svolgimento delle attività amministrative propedeutiche all’avvio dell’anno scolastico 2025/2026 e il contestuale avanzamento delle misure PNRR di competenza del Ministero dell’istruzione e del merito, gli incarichi di direttore di Ufficio scolastico regionale o di dirigente titolare di Ufficio scolastico regionale, conferiti anche ad interim e in scadenza al 15 settembre 2025, possono essere prorogati con scadenza del provvedimento di proroga fino alla data di perfezionamento delle procedure di conferimento dei diciotto incarichi generali di direttore di Ufficio scolastico regionale avviate dal Ministero dell’istruzione e del merito in data 24 febbraio 2025 e comunque non oltre il 31 ottobre 2025. Per gli incarichi dirigenziali di livello non generale di titolarità di uffici scolastici regionali, la proroga di cui al primo periodo è disposta con provvedimento del direttore generale per le risorse umane e finanziarie del Ministero dell’istruzione e del merito.”
Dalla lettura dell’articolo 2 si desume – con immediatezza – che il concetto di “urgenza” da applicare al regolare avvio dell’anno scolastico 2025/2026 risulta essere circoscritto, nel provvedimento, ai bisogni di continuità operativa dell’alta burocrazia del MIM, con particolare riferimento agli obiettivi del PNRR.
È tuttavia ben noto che DIRIGENTISCUOLA, nel denunciare i bisogni urgenti della scuola italiana, vede ben altre scottanti emergenze sui tavoli dei DS e dei DSGA: ne abbiamo parlato in relazione agli esiti della consultazione che abbiamo svolto tra i DS al fine di fornire gli opportuni contributi documentali al Tavolo tecnico per la semplificazione, così come in riferimento all’autonomia realizzata alla rovescia che abbiamo rappresentato nella nostra analisi del Rapporto Invalsi 2025, il quale dovrebbe spingere lo politica ad assumersi appieno le proprie responsabilità.
Dal monitoraggio dei lavori parlamentari, che costantemente seguiamo, in sede di emendamento al decreto-legge 90/2025 risulta essere stato presentato l’emendamento 2.7, a firma di alcuni senatori di opposizione. L’emendamento citato è così formulato:
“Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
“1-bis. Al fine di snellire le pratiche di ricostruzione di carriera, fine rapporto e collocamento a riposo, compito esclusivo delle istituzioni scolastiche ed educative è la trasmissione agli uffici competenti dei dati relativi a tali provvedimenti concernenti il personale docente e amministrativo tecnico e ausiliario“.
Un emendamento che sarebbe stato preziosissimo per alleggerire le scuole da oneri burocratici pesantissimi in un momento delicato e già carico di impegni come l’avvio di un nuovo anno scolastico. Sarebbe stato, appunto, se non avesse prevalso, una volta di più, la mera logica di contrapposizione politica anche su un tema su cui sarebbe lecito attendersi una coraggiosa visione “bipartisan”.
Sicuramente la formulazione letterale dell’emendamento ne lascia intendere un impatto non secondario sul lavoro di segreteria, anche se l’effetto di maggior pregio è il mutamento di prospettiva che rappresenta. Esso costituisce infatti un primo indicatore di attenzione diversa alla scuola, come richiesto nelle denunce di DIRIGENTISCUOLA, ribadite il 27 giugno scorso in sede di confronto sullo stato di avanzamento del Piano di Semplificazione amministrativa e organizzativa.
Senonchè in data odierna, durante l’esame per la conversione in legge del D.L. 90/2025, di cui sono correlatori in Commissione la senatrice Carmela Bucalo e il senatore – nonché presidente della Commissione stessa – Roberto Marti, l’emendamento 2.7 è stato posto ai voti e respinto!
DIRIGENTISCUOLA ritiene, anche alla luce della situazione sempre più emergenziale della scuola italiana, che il funzionamento delle Istituzioni scolastiche (almeno quello!) non possa e non debba essere una tema divisivo, bensì uno snodo da affrontare come cruciale per il futuro del nostro paese, chiamando tutti, maggioranza e opposizione, a un atto di responsabilità che ricerchi una sintesi, superando gli interessi di parte.
Si è persa l’ennesima occasione.
E ciò con buona pace dell’alta burocrazia del MIM, la quale non brilla certamente per il supporto dato ai DS, anche perché tanto impegnata a tutelare se stessa e la propria sopravvivenza, come in tempi non sospetti DIRIGENTISCUOLA in splendida solitudine ha denunciato.
“La scuola italiana ha bisogno di coraggio – osserva il Presidente Nazionale DIRIGENTISCUOLA Attilio Fratta – Almeno sui temi dell’organizzazione scolastica è giusto valorizzare le sensibilità anche trasversali presenti in Parlamento, con l’obiettivo di sburocratizzare la scuola e di restituirle un autentico ruolo di guida pedagogica e formativa.” Conclude Fratta: “Purtroppo però la musica non cambia: mentre ci si affretta a prorogare gli incarichi amministrativi, ma non a snellire i crescenti aggravi a carico delle scuole, si profila un inizio di anno scolastico con ben mille scuole date in reggenza. Dov’è finito l’impegno ministeriale ad assicurare un DS per ogni scuola? E dove sono le altre sigle che per tempo abbiamo invitato a ragionare su come evitare un tale disservizio? Come sempre, ci si preoccupa più del mantenimento dei privilegi dei burocrati che di aiutare le scuole ad offrire un servizio educativo e formativo all’altezza. Le giovani generazioni lo chiedono oggi con urgenza, manifestando anche in forme eclatanti, come durante gli Esami di Stato, il proprio dissenso. DIRIGENTISCUOLA lo chiede da sempre”.