Lo “strano caso” del middle management, fra chi tutela i dsga e chi corteggia vicepresidi e docenti dello staff: ma i dirigenti scolastici chi li ascolta?
Un altro anno scolastico volge al termine, e mentre all’orizzonte della pausa estiva si profila già l’inizio del prossimo, con le connesse incombenze organizzative che ben conosciamo, da più parti si rimettono sul tavolo argomenti annosi. Peccato che vengano riproposti, a orologeria, più per interessi di bottega che per il reale – e nobile – fine di migliorare il servizio scolastico.
E’ il caso del cosiddetto “middle management”, ormai da anni diventato un “mantra” che serve il più delle volte per rivendicare in favore dei docenti dello staff trattamenti economici migliorativi a cui non seguono adeguate assunzioni di responsabilità né interne alle istituzioni scolastiche autonome, né verso l’esterno nei confronti di terzi. Con la conseguenza di creare aspettative (illusorie) a cui seguono tessere (concrete) in coloro che, quotidianamente, si spendono per collaborare con i dirigenti scolastici per il buon andamento delle scuole italiane. E che vanno sì valorizzati, ma attraverso la costruzione di una vera e propria carriera con relativa progressione economica e assunzione di responsabilità, e non con contentini economici sporadici e aleatori. Lo staff dirigenziale odierno, che non risponde di alcun risultato, si configura infatti come un contenitore vuoto che continua a lasciare in capo al dirigente un carico di lavoro insostenibile e la gestione di tutte le decisioni.
La formazione è un primo passo, necessario ma non sufficiente. Un recente comunicato di una associazione professionale (8 luglio) pone l’accento sulla “seconda annualità dimenticata della formazione volontaria incentivata delle figure di sistema”, sottolineando come oltre 30mila docenti (un bacino di potenziale consenso non da poco, riflettiamo noi) si trovino senza alcuna notizia, “dimenticati” dal Ministero e dalle OO. SS. e lasciati in una attesa sine die che fa temere sui tempi che certamente andranno a sovrapporsi con gli impegni organizzativi e didattici del prossimo anno scolastico. Ora: i percorsi di formazione sono cosa buona e giusta, ma non bastano e lo diciamo da tempo. Non è sufficiente limitarsi a parlare di opportunità formative e riconoscimenti economici per chi ha ricoperto finora ruoli di mera collaborazione. Lo ripetiamo: l’obiettivo deve essere quello di costruire una carriera vera, con funzioni e responsabilità precise e definite.
Una ventina di anni fa, agli albori dell’autonomia scolastica, DIRIGENTISCUOLA propose un disegno di legge proprio sulla questione del “middle management”, battaglia portata avanti con coerenza e concretezza e poi fatta propria da altre sigle sindacali che, di recente, insistono in gesti dimostrativi senza alcun reale riscontro come rifiutarsi di siglare contratti collettivi. Crediamo che sia tempo di riprendere la nostra proposta, nell’ottica di una riforma strutturata, reale e concreta a vantaggio di tutti.
E poi scusate: si parla tanto di “middle management”, ma qualcuno ha veramente ascoltato le esigenze dei dirigenti scolastici che sono, di fatto, i primi e gli unici responsabili dei risultati delle scuole? Qualcuno ci ha veramente chiesto quali sarebbero gli interventi più utili e funzionali al buon andamento degli Istituti scolastici? L’impressione è che al di là dei magniloquenti proclami ognuno pensi per sé e coltivi i propri interessi di orticello.
Col risultato che, come il celebre auriga che cerca di tenere a freno i cavalli imbizzarriti, il DS sia tirato da un lato da chi “fa il gioco” dei direttori dei servizi, rivendicando per questi ultimi un adeguamento stipendiale peraltro condivisibile, dall’altro da chi punta alle decine di migliaia di potenziali consensi di vicepresidi, vicari e collaboratori dello staff (la cosiddetta “squadra dell’autonomia”) prospettando loro riconoscimenti economici irrealistici se non a fronte di effettive assunzioni di responsabilità. L’esito ormai lo conosciamo: quella che potrebbe essere una preziosa occasione per ridefinire una volta per tutte (e per legge) ruoli e responsabilità in seno ad istituzioni scolastiche sempre più complesse e difficili da gestire, finisce di nuovo per tradursi in un grottesco duello “all’ultima tessera”.
Quelli che ora si fanno paladini dell’autonomia scolastica hanno mai pensato che quest’ultima è, in effetti, impossibile da garantire se poi ogni responsabilità confluisce in una sola persona? Un esempio: se si pensa che al momento nessuna figura sostituisce il dirigente scolastico in caso di assenza e impedimento per tutte le funzioni, si comprende come la questione sia prioritaria per la tenuta del sistema scuola. Se il dirigente non c’è, tutto si blocca: firme, permessi, distinte, rate, pagamenti, contratti, assenze, organici, graduatorie, supplenze, rendicontazioni, progetti, rilascio di documenti, acquisti, impegni e rapporti con l’esterno, procedimenti disciplinari, perfino l’apertura di un armadio o di una cassaforte diventa infattibile, e chi vive la scuola lo sa bene anche se finge di ignorarlo. Emblematica è la questione dei Cig, impossibili da prendere se non con la presenza del dirigente. Lo abbiamo detto già alcuni mesi fa: non si può ridurre un tema tanto importante a un semplice riconoscimento economico in contrattazione, o a una semplice questione di formazione (pure necessaria). Rinnoviamo dunque la nostra proposta di aprire un tavolo tecnico per definire la questione in modo organico e sistematico. Altrimenti ci troveremmo di fronte all’ennesima occasione perduta.