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SCUOLA E SICUREZZA: COMPETENZE CONFUSE E RESPONSABILITÀ SCARICATE

SCUOLA E SICUREZZA: COMPETENZE CONFUSE E RESPONSABILITÀ SCARICATE

 

Dopo il racconto condiviso nell’ultimo intervento  e la lettera pervenuta  alla nostra NUOVA RUBRICA, continuano ad arrivare segnalazioni da parte di dirigenti scolastici sul tema delle responsabilità in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Si tratta di testimonianze dense di preoccupazione e frustrazione, che confermano quanto il problema sia diffuso, trasversale e tutt’altro che risolto. Proprio per questo motivo vogliamo proseguire le riflessioni, nella speranza che il confronto pubblico contribuisca ad accendere i riflettori su una situazione ormai insostenibile.

 

Con l’autonomia scolastica, si sa, il DS è diventato un datore di lavoro. Ma è giusto considerarlo un datore come gli altri, ad esempio come un imprenditore del manifatturiero, l’amministratore di un’impresa di servizi o un costruttore nell’edilizia? Che sono poi quelli per cui le leggi sono state pensate e scritte?  No di certo, se non altro perché non ne possiede minimamente l’autonomia gestionale e le capacità di intervento e di spesa.

Di questo si era accorto perfettamente il legislatore, che infatti all’atto della pubblicazione del dlgs 81/08 aveva previsto, entro due anni, l’emanazione di norme di dettaglio specifiche per la scuola, mai uscite per la levata di scudi degli Enti locali incapaci di fare fronte alle numerose “pecche” di strutture spesso fatiscenti. E ben felici di lasciare le patate bollenti nelle mani dei dirigenti scolastici. Col risultato che, come avviene per mille altre questioni (emblematico il caso del conflitto di competenze con gli obsoleti organi collegiali), il dirigente scolastico si è trovato nel guado, stretto fra vortici contrapposti e caricato di responsabilità per criticità che non dipendono da lui e non ha il potere di sistemare. Una dimostrazione concreta, numeri alla mano? Meno della metà delle scuole italiane è attualmente in possesso del Certificato Prevenzione Incendi (CPI), attestato che certifica il rispetto delle prescrizioni previste dalla normativa di prevenzione incendi e che deve essere richiesto dall’Ente locale. Circa 6 su 10 dei nostri figli, insomma, frequentano tutti i giorni scuole che non rispettano la normativa antincendio, e la colpa non è certo del dirigente che fra l’altro in quelle scuole ci sta anche lui!

Analogo caso è quello dell’Inail, il cui archeologico testo unico, datato 1965 (l’uomo non era ancora sbarcato sulla luna e nei juke-box imperversava Help! dei Beatles), è palesemente rivolto agli imprenditori privati che, specie se poco trasparenti, hanno tutto l’interesse ad occultare infortuni e malattie sul lavoro. Cosa volete che importi a un dirigente pubblico nascondere l’infortunio di un docente o un collaboratore scolastico? O di omettere di denunciare la trasformazione dell’infortunio in malattia professionale, peraltro già a conoscenza dell’Ente stesso che la notifica alla scuola per poi pretendere la contro-denuncia in tempi fulminei (altra assurda ridondanza di un sistema da ribaltare totalmente)? Che vantaggi avrebbe? Eppure la mannaia, con tanto di sanzioni salatissime, scatta implacabile al minimo ritardo, anche infinitesimale, dovuto a semplici disattenzioni di segreteria (capita, quando si hanno organizzazioni con centinaia di dipendenti, migliaia di alunni e segreterie sguarnite), o -ancor più vergognoso- in caso di malfunzionamenti telematici non certo imputabili al dirigente scolastico, chiamato poi a pagare il conto di persona. Interessi di cassa? Non sta noi a dirlo.

Per farla breve: il tema delle responsabilità del DS connesse alla salute e sicurezza sul lavoro è di quelli da affrontare con urgenza in una prospettiva sistemica. Il principio della sicurezza sul lavoro e il diritto alla salute sono sacrosanti capisaldi costituzionali non negoziabili e su cui non si può arretrare di un millimetro, ci mancherebbe. Ma questo non significa che sia sempre il dirigente scolastico a dover pagare il conto!

Siccome il colpevole si deve sempre trovare, sappiamo già chi è il capro espiatorio designato. Però così non va: e non bastano più i provvedimenti-tampone come quello (necessario ma per nulla sufficiente) sbandierato come “scudo penale” e contenuto nel decreto-legge 146/21, n. 146 (poi legge 215), che modifica l’articolo 18 del TU Sicurezza stabilendo che i dirigenti scolastici sono esonerati da qualsiasi responsabilità civile,  amministrativa  e  penale  qualora abbiano tempestivamente richiesto gli  interventi  strutturali  e  di manutenzione, adottando  le  misure  di carattere gestionale di propria competenza. Un dettato di legge vago e generico che si presta a innumerevoli letture e interpretazioni, quasi sempre sfavorevoli, guarda caso, all’anello debole della catena. Occorre invece un intervento radicale che definisca con precisione competenze e responsabilità, facendo chiarezza senza chiedere l’impossibile e riportando razionalità in una giungla normativa volutamente lasciata oscura e intricata. Anche perché adesso i dirigenti scolastici sono davvero stanchi di pagare salato, sul piano personale, inefficienze e superficialità di altri.

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