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DIRIGENTI SCOLASTICI E FUNZIONI CENTRALI: BASTA CON LA CONVENTIO AD EXCLUDENDUM!

DIRIGENTI SCOLASTICI E FUNZIONI CENTRALI: BASTA CON LA CONVENTIO AD EXCLUDENDUM!

Il prossimo 15 maggio si apre il tavolo del rinnovo del CCNQ inerente l’accorpamento delle aree della dirigenza pubblica e ormai i tempi sono maturi: i DS sono dirigenti ministeriali e pertanto vanno inseriti nelle Funzioni Centrali.

 

Stiamo per doppiare la boa del quarto di secolo dall’effettiva attuazione della dirigenza scolastica, ormai ultramaggiorenne e ampiamente in grado di intendere (gli innumerevoli bizantinismi messi in atto dall’amministrazione a nostro detrimento) e di volere (finalmente un po’ di chiarezza e buonsenso).

Lo diciamo subito: le argomentazioni di volta in volta messe in campo dall’Amministrazione per relegare de facto i DS nella consueta “riserva indiana” (che si è riproposta anche dopo il superamento dell’Area V) non solo non convincono nessuno, nemmeno chi le ha escogitate, ma non hanno alcun fondamento de iure, come ripetiamo nella comunicazione formalmente inviata all’Aran in questi giorni. Nello stesso comunicato ripercorriamo a chiare lettere gli aspetti normativi che sostengono la nostra tesi (va giustificato anche l’ovvio, ma tant’è).

D’accordo, ammettiamo anche che la nostra sia una dirigenza che non piace a molti. Lo sappiamo, e non sono sterili vittimismi: non piace ai docenti, che sin dall’inizio si sono sentiti minacciati da una figura dirigenziale che -non a caso- si sono affrettati ad etichettare con l’inverosimile formuletta primus inter pares (salvo che le responsabilità non sono poi così… pares); non piace ai dirigenti amministrativi, che si sono visti affiancare -stavolta sì, alla pari- da quelli che continuano ostinatamente a vedere come “capi d’istituto”.

Non piace nemmeno ai sindacati di comparto, e non solo per evidenti ragioni numeriche, dunque di cassa; anche per quella stortura tutta italica, ed esclusiva della scuola, di volersi ostinare a fare i confronti stipendiali “in verticale” anziché “in orizzontale”. E cioè fra dirigente scolastico e docenti anziché fra DS e dirigenti -ben più ricchi- di altri comparti. “E adesso chi glielo racconta ai docenti?”, è stato sentito borbottare un dirigente sindacale che avrebbe dovuto fare gli interessi dei DS all’indomani del -sacrosanto- aumento stipendiale arrivato con la penultima sequenza contrattuale. Più chiaro di così.

E saremmo pronti a scommettere che l’ “elevazione” del preside a dirigente non va giù nemmeno al cosiddetto “sindacato dei presidi” che, a conti fatti, tiene più a tutelare l’orticello delle Funzioni Centrali -a partire dai dirigenti tecnici, posizione inopinatamente riservata anche per i DS a un concorso di secondo livello (cavilli del “ruolo unico”, datato 1989…)-  che a raccontarci la verità.

Eccoli allora, una volta tanto tutti uniti (contro di noi), a spiccare voli pindarici e scartabellare tra le pieghe del 165/01 (che, per loro sventura, è invece chiarissimo) per escludere i dirigenti scolastici laddove c’è un minimo spazio per farlo. Una vera e propria conventio ad excludendum con tutti i crismi! Ecco comparire interpelli per dirigenti di ambito corredati dalla (illegittima e minacciosetta) frasucola che mette in guardia i DS dall’inviare la loro disponibilità. Non sia mai: “Il presente interpello non è rivolto ai dirigenti in servizio presso le istituzioni scolastiche” (accade ormai di prassi in Lombardia, dove peraltro, controsenso nel controsenso, molti ex presidi il provveditore lo fanno!).

D’altra parte non scopriamo certo oggi l’ormai palese diffidenza, quando non aperto astio, degli uffici “centrali e periferici” nei nostri confronti: ci basterà in questa sede richiamare le condotte di certi Uffici scolastici regionali o ambiti territoriali, che non spendono una parola a tutela del nostro quotidiano, difficile e rischioso lavoro, non levano un dito (anche solo per difendere l’immagine dell’istituzione o mantenere il beneficio del dubbio) quando i nostri colleghi sono sanzionati, perseguitati, sospesi a volte per semplici sospetti o calunnie.

Ma c’è di peggio: davanti a comprovate aggressioni fisiche di dipendenti, con lesioni e prognosi di vari giorni, alcuni UPD sono capaci, per il loro quieto vivere, di lavarsene le mani e consigliarci una banale “lettera di richiamo” ai responsabili. Salvo poi spiccare contestazioni assurde, vessatorie e sproporzionate alla prima ininfluente distrazione burocratica da parte di un DS. E potremmo andare avanti all’infinito, talvolta anche con risvolti grotteschi: come quando lo stesso ufficio romano, a firma della medesima persona, è stato capace di rispondere a un collega che è dirigente del MIM, e ad un altro, pochi giorni dopo, che non lo è. Scripta manent. Siamo davvero all’anatomia di un nonsenso, ma d’altronde quando si cerca di mantenere posizioni insostenibili la polvere da un capo o dall’altro del tappeto viene fuori. Insomma, che siamo maltollerati dagli uffici -periferici e centrali-  e non solo non c’è bisogno di sospettarlo, tanto è evidente. Così come han capito tutti che siamo dirigenti quando conviene che scatti il parafulmine e non lo siamo quando si tratta di dividersi la torta.

Adesso però basta. Per troppo tempo, complice la scarsa consapevolezza della categoria, non sempre in grado di mostrarsi unita, abbiamo sopportato vere e proprie prese in giro. Siamo o non siamo dirigenti? Sì. E siamo o non siamo dirigenti del Ministero? Sì, lo siamo. Dunque la misura è colma.  Parallelamente -e coerentemente- con la battaglia per la perequazione, che ha già avuto un primo significativo approdo con la valutazione dei dirigenti finalmente connessa alla retribuzione di risultato, DirigentiScuola intende sollecitare, a partire dall’incontro del 15 maggio, l’inserimento dei Dirigenti scolastici nell’Area delle Funzioni Centrali, superando la sperimentale e funesta parentesi dell’ “Area Istruzione e ricerca”.

La questione, lo ribadiremo finché ce ne sarà bisogno, è di rilevante importanza per l’intera categoria, perché dall’appartenenza del Dirigente Scolastico all’Area delle Funzioni Centrali (con conseguente riconoscimento a pieno titolo tra i dirigenti MIM) discendono risvolti politici e contrattuali completamente differenti per l’intera categoria, oltre che indubbi vantaggi per i singoli: giusto a titolo di esempio, quella mobilità intercompartimentale -o “professionale”- che potrebbe permettere a tanti dirigenti (non più scolastici), almeno per qualche anno, di svolgere esperienze significative presso altre amministrazioni, arricchire il proprio bagaglio personale, culturale e professionale e, perché no, avvicinarsi a casa e conciliare meglio i tempi di lavoro e vita familiare, per una ragione almeno duplice: da un lato si aprirebbe la possibilità di concorrere per un maggior numero di posizioni, dall’altro si potrebbe fruire di uno smart working più ampio e meglio regolato; senza contare gli aspetti economici, visto che nella maggioranza dei casi (paragone “orizzontale”), a parità di inquadramento, il CCNL “FC” risulta in ultima analisi maggiormente vantaggioso.

Ormai è solo un fatto di coscienza di categoria: bisogna essere compatti e consapevoli che questa è la madre di tutte le battaglie, da affrontare e vincere insieme. Ora i tempi sono maturi.

 

 

 

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