Sui ricorsi per la perequazione esterna ed interna, Consiglio Nazionale 10/11 Marzo

Sui ricorsi per la perequazione esterna ed interna, Consiglio Nazionale 10/11 Marzo

DETERMINAZIONE DEL CONSIGLIO NAZIONALE DEL 10 E 11 MARZO 2018 SUI RICORSI PER LA PEREQUAZIONE ESTERNA ED INTERNA

  1. DIRIGENTISCUOLA ha a suo tempo promosso – a costi estremamente agevolati, formalizzati in una doppia convenzione con i ricorrenti e gli avvocati patrocinanti – i ricorsi per la perequazione interna della categoria (per chi non percepiva né la Retribuzione individuale di anzianità né l’Assegno ad personam se ex preside incaricato) e per la perequazione esterna con la restante dirigenza pubblica di analogo livello.

Un anno fa, in occasione del Consiglio Nazionale del 18 febbraio 2017,  si è dato conto che, dopo l’iniziale accoglimento di ricorsi per la perequazione interna (nessuno per la perequazione esterna), si era gradualmente formata una giurisprudenza negativa: che ora si sta consolidando e generalizzando.

E difatti nell’ultimo anno nessun ricorso è stato più accolto e quelli già accolti dai giudici di prime cure sono stati poi sistematicamente rigettati in appello.

Ma l’aspetto più preoccupante è che se agli inizi i giudici statuivano la compensazione delle spese, ora alcuni Tribunali (a Bari, Trani, Potenza, Reggio Calabria…) emettono condanne, anche salate, per il codificato principio della soccombenza; che ovviamente il Sindacato non può rifondere, vuoi perché non previste nella convenzione stipulata con i ricorrenti, vuoi perché non vi sono le inerenti risorse finanziarie: quanto da loro versato è a mala pena servito a pareggiare le spese degli avvocati, i cui compensi erano condizionati all’esito positivo dei ricorsi; così come al loro esito positivo era condizionata la quota spettante all’Associazione.

  1. Per queste ragioni, e ancor più oggi, il suggerimento ai colleghi che hanno un contenzioso aperto resta quello di prendere immediato contatto con i rispettivi avvocati dell’Associazione per la rinuncia agli atti: e molti di loro l’hanno già fatto.

Nel frattempo, selezionati alcuni soci risultati soccombenti in primo grado e/o in appello, il contenzioso proseguirà in Cassazione, onde poter poi – una volta che, lo si può dar per certo, si avrà la pronuncia di rigetto – finalmente adire la Corte di giustizia per i diritti dell’uomo, essendosi infruttuosamente esauriti i tre gradi di giudizio interni.

Le spese per il ricorso in Cassazione saranno interamente a carico del Sindacato.

Se alla Corte di Strasburgo si avrà una sua positiva pronuncia, costituente un vincolo per i giudici nazionali, anche per ogni ricorrente che ha rinunciato agli atti, potrà quindi riproporsi l’azione entro i termini di prescrizione.

La mirata prosecuzione del contenzioso, oltre alla sua valenza giuridica per le parti in causa, costituirà un impulso politico a vantaggio dei colleghi che rimangono in servizio per una celere e compiuta equiparazione – retribuzione di posizione fissa, di posizione variabile e di risultato – con la dirigenza pubblica di pari seconda fascia e, in particolare, con quella della riconfigurata area dirigenziale Istruzione-Università-Ricerca.

  1. A latere dei ricorsi DIRIGENTISCUOLA rivendica la sua testarda azione, condotta su più fronti, che ha portato finalmente alla luce l’emergenza salariale di una dirigenza pezzente, anche con l’organizzazione del sit in davanti al MIUR lo scorso maggio ed iniziative collaterali, imitate tardivamente da altre sigle, che poi hanno cercato di prendersi i meriti.

E nell’immediato ricercherà ai tavoli negoziali, cui ha diritto di partecipare pleno iure in quanto già rappresentativa ed anche per il prossimo triennio 2019/21, ogni possibile alleanza per un più decoroso trattamento economico consentito allo stato degli atti.

Vi impegnerà tutte le sue forze a che le apposite risorse finanziarie aggiuntive stanziate nella legge di stabilità per il 2018, ma a valere prevalentemente per il 2019 e dal 2020, siano esigibili – ferma restando la loro effettiva erogazione alle predette date – anche dai colleghi in servizio nella tornata negoziale 2016-2018, dei quali ovviamente andrebbero rideterminati sia l’assegno pensionistico che la c.d. buonuscita.

 

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